venerdì 29 marzo 2013

Sogni ad occhi aperti - II puntata. La "presenza" di Cristo nel film Ben Hur.


 Del Prof. Adriano Della Starza

Le suggestioni legate alla Settimana Santa, spingono a chiedersi come il cinema abbia raccontato la passione, la morte e la resurrezione del Cristo. Non si ha, in questa sede, alcuna pretesa di completezza ed esaustività nel riferire sul cinema che si è confrontato col più Santo dei temi che, proprio in virtù della sua natura Assoluta, non è stato mai semplice da raccontare.

 Come spesso accade nell'esperienza artistica, che risulta più intensa quando suggerisce che quando spiega in modo eccessivamente esplicito e "didascalico", anche nel raccontare la storia del "Figlio dell'uomo" i film più riusciti e memorabili sono quelli in cui gli atti e il messaggio del Cristo sono solo evocati, quasi restano sullo sfondo, diventando sublime cornice in grado di conferire un significato superiore alla vicenda centrale rappresentata. Muovendo da tale premessa, il capolavoro di William Wyler del 1959, Ben Hur (uno dei tre film della storia ad aver vinto 11 Oscar, gli altri due sono Titanic e Il Signore degli anelli - Il ritorno del re.) risulta paradigmatico: il protagonista, l'ebreo Giuda Ben Hur, legato da amicizia all'ufficiale romano Messalla, si rifiuta di tradire la sua gente per compiacere l'impero e favorire la carriera dell'amico. Pagherà la sua scelta nel modo peggiore,la madre e la sorella finiranno nella valle dei lebbrosi,lui su una galea.

 Nel momento cruciale della sua vita si imbatte in un uomo che gli salva la vita dandogli dell'acqua. Quell'uomo è ripreso di spalle. Lo spettatore vede solo gli effetti che riesce a suscitare sul volto del protagonista che ritrova le forze guardandolo, essendo così chiamato a immaginare la soavità di quella figura divina che la macchina da presa non può banalizzare fermandola su pellicola. Lo spettatore, con la sua anima, riempie il vuoto volutamente lasciato dall'arte. La sagoma umana di quell'uomo cela il mistero e la bellezza di Gesù. Nel cinema di oggi una scelta estetica ed etica del genere sarebbe molto coraggiosa e faticherebbe ad essere accettata soprattutto dai giovani sempre più abituati a vedere tutto, e sempre più disabituati ad immaginare ed astrarre. 

Ben Hur si apre con la visita dei Magi a Gesù appena nato, suggerendo che tale personaggio avrà un peso nella storia del protagonista. Oltre alla scena già descritta, ciò avviene anche nel finale, in cui Ben Hur ritrova colui che lo aveva salvato con un sorso d'acqua diversi anni prima, appesantito dalla croce, diretto verso il Calvario, per le strade di Gerusalemme. L'emozione stringe il cuore dello spettatore: stavolta la posizione dei due personaggi è capovolta. Gesù è a terra agonizzante e Ben Hur lo soccorre con un sorso d'acqua, ma anche stavolta lo spettatore vede solo Ben Hur e gli effetti che su di lui scatena la visione di quel condannato ad una morte di croce deputata ingiusta dal protagonista che sa di essere vivo perché quello sconosciuto l'ha salvato.

Tra i due si è creato un legame fortissimo. Ben Hur ha vissuto gli ultimi anni della sua vita solo per vendicarsi dell'amico-nemico Messalla, che ha ucciso nella leggendaria scena della corsa delle quadrighe. Gesù vuole insegnargli la strada della pietà, della fede, della misericordia, della grazia. E lo fa con un ultimo miracolo: morente sulla croce, Gesù dona la guarigione dalla lebbra alla madre e alla sorella di Ben Hur. La resurrezione di Cristo avviene ogni volta che un'anima viene salvata dalla disperazione.

martedì 26 marzo 2013

Sogni ad occhi aperti: il cinema compreso con l'emozione. Una lettura del film "JFK-Un caso ancora aperto"

di  Adriano Della Starza
Docente di latino e greco


JFK, USA 1991, Drammatico, durata 200'   
Quando mi invitano a parlare di cinema, mia viscerale passione, per commentare o semplicemente suggerire qualche film di qualità, la mia prima reazione è l’entusiasmo, seguito dalla frenesia, fatalmente destinata a sfociare nello sconforto. Imponenti mi appaiono gli ostacoli su cui avere la meglio, laceranti i dubbi che m’attanagliano: da dove partire, quale film scegliere, che cosa dire di originale o di interessante, che cosa scrivere che invogli la visione o la rivisitazione di un’opera cinematografica.

Per motivi che non so spiegare fino in fondo, vorrei spendere qualche parola su un robusto ed incalzante film-inchiesta degli anni Novanta, di sicuro tra i migliori lavori di Oliver Stone (regista due volte premio Oscar, nell’86 per Platoon e nell’89 per Nato il quattro luglio): trattasi di JFK-un caso ancora aperto che, al momento della sua uscita nelle sale nel 1991, destabilizzò non poco le coscienze americane, frantumò certezze che sembravano consolidate sull’omicidio di John F. Kennedy, urlò verità scomodissime sul misfatto di Dallas con una potenza espressiva, verbale e visiva che ancora oggi resta impressa negli occhi, nella mente, nel cuore, nella memoria degli spettatori.

Se è vero che una risorsa della democrazia occidentale è creare al suo interno i propri preziosi anticorpi, per combattere le ingiustizie che ne mimano lo statuto principale, ciò è ancora più vero per questa opera dirompente di Oliver Stone, figlio di un agente di borsa, ex-combattente in Vietnam, che con JFK scrive il primo capitolo di una sorta di ideale trilogia che scandaglia il problematico rapporto tra governo statunitense e sporca guerra nel sud-est asiatico (gli altri due film, meno riusciti ma comunque interessanti, sono Gli intrighi del potere - Nixon e Tra cielo e terra).

JFK è dedicato ai giovani “nel cui spirito continua la ricerca della verità”, e la verità è proprio il valore supremo del vivere civile in nome del quale il protagonista, Jim Garrison, Procuratore Generale dello Stato della Louisiana negli anni Sessanta sacrifica la sua vita, i suoi affetti, la sua carriera. I giovani oltre a percepire e far proprio il messaggio etico sotteso al film, hanno bisogno di storie raccontate in questo modo: l’impostazione classica si sposa con un ritmo serrato, spiazzante, allusivo; ad ogni scena la trama si infittisce di quesiti stimolanti, riflessioni profonde e critiche sulla storia, la politica, il potere, la libertà.

Il film si apre con sei minuti densi di informazioni storiche sulla vittoria di Kennedy contro Nixon, sui rapporti intrattenuti dopo la sua elezione alla Casa Bianca con Cuba e l’Unione Sovietica, fino ad arrivare al fatale giorno di novembre del 1963 in cui si consumò in soli sei secondi l’ineluttabile destino scritto da altri per il Presidente che voleva cambiare le cose. Il formato quadrato, “televisivo”, dell’immagine incornicia questo incipit come se si trattasse di un documentario, al termine del quale si passa al formato cinematografico “largo”, 16/9, in cui sono raccontate le restanti 3 ore del film. Chiaro è il rimando, in tale struttura in cui il film ruota attorno all’evento narrato nel “documentario iniziale”, al capolavoro di Orson Welles Quarto potere, con cui JFK condivide la lucida riflessione sull’INESISTENZA di una verità oggettiva, sacrificata sull’altare del relativismo parossistico: esistono dieci, cento, mille verità, come le tessere di un infinito mosaico impossibile da ricostruire nella sua interezza. Resteranno sempre coni d’ombra, lati oscuri, enigmi nascosti dentro altri enigmi, voragini di incomprensibilità. Per esprimere tale amara consapevolezza sull’uomo e la storia (tanto più amara se si pensa che la verità di un evento sfugge anche quando se ne ha una testimonianza filmata, come nel caso dell’omicidio di Dallas ripreso da una pellicola amatoriale), il regista si serve della maestria sopraffina dei montatori Joe Hutshing e Pietro Scalia (premiati con l’Oscar) che assemblano i fotogrammi di JFK in modo assolutamente innovativo per l’epoca: immagini di repertorio, documenti e testimonianze storiche, sequenze ricostruite con precisione filologica, scene rivelatrici si accavallano, si intrecciano, si alternano, si ripetono con un ritmo forsennato e straniante capace di far apprezzare nuovi dettagli ad ogni visione, si ripresentano da ottiche e punti di vista sempre differenti.

Il bianco e nero è squarciato dal colore, il colore si smorza nel bianco e nero. L’intera tavolozza cromatica (alla fotografia andò il secondo Oscar vinto dal film) è magistralmente utilizzata per evocare l’imperscrutabilità dei grigi della storia. Realtà, ipotesi, verità, finzione, suggestione si aggrovigliano creando un caos in grado di generare una forma più alta di significato. La teoria del complotto che uccise il Presidente è quella del Procuratore della Louisiana Jim Garrison (interpretato da un  dimesso, sobrio e a tratti commovente Kevin Costner) che fu il primo a portare in tribunale nel 1969 il caso, insabbiato con frettolosa e dubbia superficialità dalla Commissione Warren, che individuò in un solo uomo, Lee Oswald, l’unico esecutore dell’omicidio. I fatti sembrano dimostrare il contrario.

I sei secondi che decretarono la fine del sogno americano, la perdita dell’innocenza, la “scomparsa della frontiera”, la brusca presa di coscienza del popolo dello zio Sam non andarono come raccontano i libri di storia, gli spari non furono tre come recitano gli annali, il Governo sapeva più di quanto disse, i documenti che celano importanti elementi per giungere alla verità saranno TOP SECRET fino al 2017 (proprio grazie a questo film la data è stata cambiata, dovevano esserlo fino al 2029), il caso è ancora aperto, la storia è ancora da scrivere.

I giovani e la parte idealista di ogni animo umano non possono non restare folgorati dagli ultimi 40 minuti del film, ambientati in un’aula di tribunale. La passione e l’avvolgente dialettica del Procuratore Garrison incantano, stordiscono e allo stesso tempo indignano e sconvolgono ad ogni visione. Siamo chiamati a chiederci non cosa può fare il nostro Paese per noi, ma cosa possiamo fare noi per il nostro Paese. “Il popolo deve difendere il proprio Paese dal suo governo”. Viene il dubbio che non l’abbiamo fatto mai abbastanza.

venerdì 22 marzo 2013

Mondosilma, risorse didattiche!

Mondosilma è un sito molto ben strutturato creato dalla maestra Adriana D'Angelo, di cui si apprende la recente scomparsa proprio dalla home del portale.

Giuseppe Parisi, il suo primogenito, si impegna a continuare l'opera della madre, gestendo lui stesso, con la collaborazione di chiunque volesse, il lavoro iniziato dalla madre.

Il sito è ricco di materiali didattici, con una fornita sezione dedicata al sostegno e su cui trovare programmazioni, progetti, esperienze sul campo, mappe concettuali e giochi.

Interessantissima è la sezione per il download da cui scaricare software didattici gratuiti.

 Complimenti sinceri all'impegno e alla passione della maestra Adriana nonché alla dedizione e all'impegno nobile del figlio Giuseppe. In bocca al lupo!

mercoledì 20 marzo 2013

FAME, fAme, FaMe, famE, fameeeeeeeee… ^_^



di Patrizia Benevenga Docente di Scuola Primaria



Siamo bambini (maestra compresa! ^_^) e ci piace mangiare, perché dunque non parlare di un bruco molto molto affamato? … Di un bruco che non è mai sazio?  
 

Noi l’abbiamo conosciuto così:


Bellissimo e divertente ^_^ !!!

Gli spunti di lavoro che offre questa classica storia di EricCarl, nonché famosissimo libro per bambini inglesi, sono davvero infiniti; il web è una risorsa eccezionale in questo senso, basta solo cercare: un ‘’motore’’ si aziona per noi maestre “curiose” e “affamate” di belle attività … e ce ne saziamo volentieri!

Insieme ai bambini abbiamo deciso di realizzare un pratico libretto che illustrasse la storia in maniera semplice e intuitiva da poter leggere in qualsiasi momento!!!
Eccone le immagini:

 


Poi, da questo interessantissimo sito

  ho stampato per ogni bambino la storia rappresentata così:
 
 dando loro l'incarico di sostituire le immagini con le parole
aiutandosi con il libricino. 


Caccia al tesoro? 
Quasi!





Inquantificabile la varietà di lavoro che può regalare una simile storia...

La nostra conclusione? Una buonissima MERENDA a base di FRUTTA (senza foglie ovviamente!). 
Buon appetito! ;)


martedì 19 marzo 2013

Cineforum: Courageous, l'onore inizia nella propria casa

Alex Kendrick
Il regista di questo film è Alex Kendrick, lo stesso del film Fireproof che abbiamo recensito tempo fa.

La storia è ambientata in Georgia, ad Albany, e vede protagonisti quattro poliziotti, molto dinamici nel loro lavoro. Il film è naturalmente pervaso di messaggi cristiani (ricordiamo che il regista è un pastore battista), che in questo caso si snodano intorno al ruolo e alla figura del padre. 

Il primo dei quattro, Adam, la figura di riferimento di tutto il film (interpretata dallo stesso Alex Kendrick), è padre di due figli, e intende attingere dalle Sacre Scritture per trovare insegnamenti che allevino le insicurezze legate al suo ruolo di padre.
Anche il secondo poliziotto è "ispirato" dal punto di vista cristiano ed è un padre di famiglia responsabile e attento, reduce tuttavia da una burrascosa relazione con il suo stesso padre che non ha ancora elaborato del tutto.

Diversa e particolare, invece, è la vicenda familiare degli altri 2 poliziotti del gruppo: il primo è separato, il secondo ha abbandonato la fidanzata dopo aver saputo della sua gravidanza.

Un giorno, mentre Adam lavora alla costruzione del suo capanno dietro casa, aiutato dal quinto esempio di "padre" del film, Havier, viene prelevato da un suo collega che lo porta d'urgenza in ospedale: la figlia è stata investita da un ubriaco mentre era in compagnia di una sua amica di scuola.

La corsa in ospedale è inutile, la bimba muore. Da qui inizia un cammino cristiano di introspezione sulla figura del padre, portato avanti dallo stesso Adam che scriverà un "decalogo" del buon padre, un'assunzione di responsabilità e una dichiarazione di intenti su cui tutti gli altri giureranno solennemente. Ciascuno inizierà a rimettere insieme i "tasselli" della propria vita di padre e marito; lo stesso Adam inizierà a ricostruire un rapporto

Da qui un cammino di crescita interiore coinvolgerà tutti i protagonisti di questo film (con la fatica che su alcuni peserà più di altri), arrivando alla conclusione che l'onore di un uomo - legato al ruolo della paternità - inizia prima di tutto all'interno della propria casa, nelle vesti di padre e marito.

Anche questo è un bel film che fa riflettere, a volte suscitando commozione, altre volte sorrisi o risate. Il regista, certo, non è un genio della narrazione cinematografica, ma riesce a trasmettere efficacemente il suo messaggio.

lunedì 18 marzo 2013

“BASTA!… da domani ci prendiamo una vacanza!!!”


di Patrizia Benevenga Docente di Scuola Primaria

“Gli spazzini di Borgomatto sono stufi: - Sempre e solo immondizie, basta! Da domani ci prendiamo una vacanza.” (adattato da da ‘E che teatro a Borgomatto’ per il racconto ‘A Borgomatto si ricicla’)

In effetti la storia dei rifiuti la conosciamo benissimo tutti, perché è una storia vera, fin troppo vera!

Sensibilizzare i bambini già dalla primissima infanzia alla produzione del minor quantitativo possibile di rifiuti è quanto si opera in tantissime scuole.
Riportare qui il lavoro di team realizzato nella mia classe, ha come obiettivi quello di offrire degli spunti, trattare un argomento che non andrebbe mai dimenticato, e dare la possibilità ai bambini di sentirsi maggiormente protagonisti e dunque fieri e orgogliosi di quanto fatto insieme e quanto si può fare ancora...

“R” come “Collaborazione” … ma no, non sono impazzita! ^_^ 
Collaborazione inizia per "C", lo so, certo, ma c’è davvero tanto bisogno di collaborare a partire dalla regola delle “TRE R”: Riduci Riutilizza Ricicla per poi scoprire, con un pò di fantasia e buona volontà, che possono esisterne tante altre: Ripara, Recupera, Regala, Rivendi, … per non “RIFIUTARE” più!!!
 
Il riciclaggio è stato affrontato come “primo passo”, nonché come quello più importante, per produrre meno spazzatura, differenziando il più possibile i rifiuti… anche a scuola!
Riflessioni sulla RIDUZIONE dei rifiuti evitando ‘merci’ usa e getta (come piatti e posate di plastica) e scegliendo prodotti con poco imballaggio, sono state fatte attraverso un interessante laboratorio svolto il precedente anno scolastico presso un centro commerciale, dove a gruppi i bambini hanno effettuato ‘una spesa’ a misura di risparmio a partire dal confezionamento. Dunque hanno scoperto che meno è confezionato un prodotto, tanto meno costa e meno si trasforma in spazzatura.

Quest’anno un’ulteriore “mossa” è stata quella di RIUTILIZZARE i materiali di scarto trasformandoli con un po’ di fantasia in oggetti simpatici e creativi. 
Tra le cose che si consumano ogni giorno, le bottiglie di plastica sono senza dubbio quelle più numerose. 
Allora, compito prezioso dei bambini è stato quello di dilettarsi a realizzare con l’aiuto dei propri genitori delle vere e proprie opere d’arte trasformando una bottiglia di plastica in un fantastico coniglietto
E' stata accolta bene l'idea di ritrovarsi coi piccoli ad 'inventarsi' qualcosa ed è stato a loro volta fondamentale per i bambini condividere coi genitori, sempre così indaffarati, un momento di lavoro utile e divertente ^_^


 E vogliamo parlare del dignitoso titolo di RIPARATORI? Ogni bambino ha avuto l’importante ruolo di riparare un oggetto rotto, assumendo un familiare in qualità di assistente! Non solo si sono guadagnati il predetto titolo ma anche un biglietto per l’ingresso gratuito presso un’Oasi del WWF! 



 
In qualche occasione i bambini hanno contribuito ad offerte a sostegno dei bisognosi (terremotati dell'Emilia; famiglie povere sostenute dal Progetto "Formica-amica"), REGALANDO i propri giocattoli, o materiale di consumo, viveri...
Spesso tanti giochi non si usano più, non è così? Organizzare un mercatino delle pulci dove gli oggetti vengono RIVENDUTI attraverso il baratto potrebbe essere una simpatica idea da sviluppare in futuro anche al di fuori del contesto scolastico … ad esempio scambiando libri e fumetti: quelli che hanno già letto con tutti quelli che leggeranno!

Le idee possono essere tante, e come diceva Victor Hugo: "Anche l'idea è nutrimento!" 
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