venerdì 12 giugno 2015

In classe ho un alunno che... si orienta rispetto ai contenuti di un argomento

Questo post rientra nella rubrica "In classe ho un alunno che...", in cui si confrontano diversi "profili" di studenti (consapevoli di quanto un profilo possa essere provvisorio e, a tratti, sterile), segnalando strumenti e possibilità di intervento.

Le differenze tra questo profilo e i precedenti sono rilevanti. L’alunno in questione si orienta riguardo negli argomenti di studio, conosce in linea generale ciò che si sta trattando, ma non padroneggia gli argomenti, né si entusiasma particolarmente per ciò che fa. Potremmo definirlo come il classico  studente che potrebbe fare molto di più, che sta in classe in una situazione di calma piatta (a volte solo apparente), con scarso entusiasmo e che partecipa solo perché lo deve fare. Nello specifico potremmo descriverlo meglio evidenziando le caratteristiche seguenti:
  • Mancanza di alcuni prerequisiti. A volte l’alunno non brilla  perché è carente nei prerequisiti disciplinari e cognitivi necessari per innestare le nuove conoscenze sulle vecchie; sarebbe come tentare di costruire il quinto piano di un palazzo senza aver costruito i quarto! Certo, gli apprendimenti non avvengono - e ormai le ricerche in tal senso lo confermano - in modo lineare step by step, come cioè per anni hanno sostenuto le teorie comportamentiste; si parla oggi, piuttosto, di apprendimenti costruiti secondo forme reticolari e non lineari. Eppure, assunto ciò, non si può negare che è impossibile eseguire delle addizioni in colonna senza conoscere i numeri, come è impossibile leggere senza conoscere le lettere! L’esempio è volutamente banale, ma sottintende l’evidenza che, nella strutturazione degli apprendimenti, talvolta è necessario appropriarsi dei prerequisiti per procedere successivamente con contenuti più complessi.
  • Attenzione non costante. L’alluno spesso è distratto, con la testa tra le nuvole oppure intento a svolgere attività diverse e avulse rispetto a quelle richieste dalla circostanza.
  • Partecipazione demotivata. La partecipazione c’è, ma è trascinata, scostante, forzata; manca l’entusiasmo che fa brillare gli occhi dello studente.
  • Lessico scarno. Il noto linguista Chomsky ci dimostra che l’intelligenza linguistica, sottesa alle abilità nella fruizione e produzione tramite mezzo linguistico, sono l’interfaccia dell’intelligenza cognitiva. Parlo come penso e ... penso come parlo. Detto in soldoni, se conosco più parole, se padroneggio più costrutti sintattici, vuol dire che il mio sistema cognitivo è meglio formato rispetto ad un individuo con lessico scarno e scarsa capacità di produzione verbale. Dunque la scarsità di lessico, in un alunno, è indice di un potenziale cognitivo che va recuperato, potenziato o persino sviluppato.
  • Cattivo rapporto con il docente. L’alunno non sempre è sereno e ha una scarsa capacità di gestione delle emozioni, sia per un modelling sbagliato rispetto alle figure affettive di riferimento, sia per una cattiva considerazione, nei luoghi di crescita, dell’importanza del fattore emozioni per lo sviluppo integrale della persona. Fatto sta che l’alunno, gestendo male le sue emozioni, potrebbe incorrere in un cattivo rapporto con il docente; ancora peggio è se l’insegnante non riesce a considerare e a gestire con la giusta maturità le emozioni dell’alunno.
Consigli per l’intervento

  • Lavori di gruppo ben gestiti. Siano essi laboratori, attività di tutoring, situazioni di apprendimento cooperativo, l’importante è che l’alunno si coinvolga in modalità di apprendimento tra pari. Evitare la frontalità professorale può aiutarlo a sentirsi più a suo agio e a gestire le emozioni in modo progressivamente più adeguato. Ciò renderebbe più gestibili anche le situazioni di attrito con il docente.
  • Individuare e consolidare i prerequisiti carenti. La personalizzazione dell’insegnamento è d’obbligo quando l’alunno non possiede quanto è necessario per procedere ad apprendimento successivi. Il recupero di alcuni prerequisiti è fondamentale, pur riconoscendo limiti evidenti ad approcci  esclusivamente comportamentisti alle dinamiche di apprendimento.
  • Allenare all’individuazione di concetti essenziali negli apprendimenti. Si tratta di restringere la visuale su pochi, ma fondamentali, contenuti che caratterizzano l’apprendimento. Un alunno del tipo che stiamo considerando ha bisogno, soprattutto all’inizio, di confini definiti dell’argomento che si appresta a studiare, è bene quindi isolare i nuclei portanti dell’argomento attraverso: A. L’uso di mappe concettuali; B. Un’accorta sottolineatura del libro di testo o comunque dei materiali da studiare. Dopo aver individuato i nuclei fondamentali è importante riuscire a collocarli nelle giusta sequenzialità e riferirli nell’esatta successione logica. E’ implicito che lavorando in questo modo l’alunno si abitui a discriminare gli argomenti che sono indispensabili e quelli superflui, di riempimento, per una comprensione soddisfacente dei contenuti di studio.
  • Bisbigliare i pensieri. L’alunno ha bisogno a volte di ordinare i pensieri riferendoli a voce. Invitare l’alunno a bisbigliare le parole che pensa può aiutarlo a mettere ordine nei pensieri, ad esplicitarli e a fare chiarezza. Spesso, se si fa attenzione, è possibile notare che l’alunno stesso - anche se in modo non consapevole - bisbiglia mentre scrive, legge o pensa. 

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