Un nuovo articolo, interessante e profondo, di Alberto Pellai, sull'importanza delle coccole, del calore affettivo, dell'alfabetismo emotivo. E di quanto gli uomini debbano imparare a buttare giù corazze e ruoli e riappropriarsi del calore "domestico".
Elogio della tenerezza e delle coccole
Incontrando alcune persone, a volte si rimane colpiti per il loro modo freddo e razionale di affrontare tutto. Si tratta di persone altamente funzionali, sempre “sul pezzo”, capaci di risolvere tutti i problemi. Ma quando sei al loro fianco senti come un senso di gelo, una freddezza che congela tutto. Ti viene da parlare solo di lavoro, al massimo ti butti sullo sport o sulla politica. Ma non provi mai a conquistare qualche momento di intimità condivisa. Non discuti mai di figli e famiglia, di amori e fatiche della vita. Succede che queste persone siano per lo più uomini. Noi maschi cresciamo convinti che il nostro valore dipenda da ciò che facciamo. E così spesso ci dimentichiamo di ciò che siamo. Che poi è la cosa che conta di più nella vita.
Qualcuno dice che alla base di tutto questo c’è un analfabetismo emotivo, che gli uomini si tramandano di generazione in generazione. I padri al mattino escono di casa in tutta fretta. Hanno già nella mente gli appuntamenti della giornata. Sanno che devono correre, incontrare persone, gestire mille problemi. Nell’esterno. E così, uscendo di casa, magari nemmeno si accorgono che lì, nell’interno della loro abitazione ci sono una compagna di vita, uno o due figli che li vedono uscire senza sentirsi dire ciao. Senza aver percepito che un pezzettino di quell’uomo che scappa via, vorrebbe invece rimanere dentro casa, godersi il dolce calore degli affetti. Quando un paziente mi porta in studio questo copione, io automaticamente provo dentro di me una grande tenerezza. Sento che questo è il copione di un bambino cresciuto senza coccole. Al fianco di adulti che erano così indaffarati a fare cose nella vita, da non essere riusciti a viverla davvero la vita. Adulti che non hanno potuto sperimentare quella dolce e tenera felicità che ciascuno ha a disposizione quando si lascia andare nelle relazioni e scopre il piacere di sentirsi amato, protetto e al sicuro. Un piacere che deriva soprattutto da gesti concreti, dall’essere, per esempio, abbracciati da qualcuno a cui batte il cuore per la gioia di questo gesto così pieno di contatto, di verità, di integrità.
Nel mio libro per bambini “Gustavo senza coccole” racconto proprio la storia di uno di questi bambini. E’ figlio di un re e di una regina. E’ circondato da cose belle, mille giocattoli, ha il campo da calcio e la piscina nel suo immenso parco. Ma non c’è nessuno che abbia il tempo di fargli un coccolino o un grattino sulla schiena, semplicemente per fargli capire che lui c’è, che lui è, che i suoi bisogni profondi di affetto e rassicurazione sono visti e sentiti da qualcuno che sa prendersene cura.
Il libro Gustavo senza coccole comincia così:
Si può diventare grandi senza ricevere le coccole? Senza sentire il piacere di un grattino sulla pelle, il brivido di bacini e morsichini sulle guance e sulla schiena? Senza essere chiamati con un milione di parole che vengono utilizzate al posto del tuo nome? Ovvero, se ti chiami Alberto, come me che scrivo questa storia, potrai mai diventare un Alberto scrittore se quando sei bambino ti senti chiamare sempre e solo Alberto e mai nemmeno una volta con un soprannome come: tesoro, pulcino, topolino, amore della mamma, amore del papà, pasticcino, babà? La lista come puoi ben immaginare potrebbe proseguire all’infinito e includere centinaia di cuccioli di animale, di dolcetti e cibi speciali. Insomma noi, qui, oggi ci interroghiamo su una questione di fondo e cerchiamo risposta a una domanda che vale più di un milione di dollari: si può diventare grandi senza sapere cosa sono il sapore, l’odore e il suono delle coccole?
Ecco la domanda che rilancio a voi oggi: si può diventare grandi senza sapere cosa sono il sapore, l’odore e il suono delle coccole? E che cosa succede a chi diventa grande inseguendo le azioni della vita, senza mai conoscerne le emozioni profonde, quelle che rendono reale e concreto il nostro bisogno di amare ed essere amati? E infine: perché proprio a noi uomini questo linguaggio viene negato?
Leggete e condividete, soprattutto con gli uomini che nel loro percorso di vita sembrano aver perso il codice della tenerezza, la dimensione che aggiunge colore alla nostra esistenza.
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