venerdì 6 novembre 2015

Massimo Recalcati: "Amare chi impara" - Un articolo di Elena Ruzza

Articolo della dott.ssa Elena Ruzza - Insegnante
“Amare chi impara”.
Massimo Recalcati 
Giornata di studio rivolta agli insegnanti
E’ un sabato mattina a Pavia e ad ascoltare le parole di Massimo Recalcati, noto psicoanalista e autore di numerosi testi, c’è un pubblico di maestre, professori, ma anche qualcuno non addetto ai  lavori nel mondo della scuola.
Si tratta di un pubblico motivato e ‘pronto a combattere’, ma questa lezione ascoltata nella sala del camino del Broletto destabilizza e disorienta. 
Reinventa e ridisegna la scuola e i suoi soggetti principali.
Recalcati non aggiunge nulla rispetto a quanto ognuno sa sull’argomento scuola ed educazione, ma ha il grande pregio di rendere consapevoli  di quello che l’insegnante è, o ha smesso di essere e potrebbe cominciare a pensare di diventare, dopo aver riflettuto sulle tematiche affrontate nel suo discorso a commento del libro “L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento”.
L’argomento principale  è infatti "come ci salva dall’usura dell’insegnamento?" Come si può abitare la ripetizione di una scena che continuamente si ripete?
La risposta che viene data da Recalcati  è ‘ricominciare’. Saper ricominciare trovando la forza soggettiva, ogni volta, di ripartire dal principio.
Questa soluzione scatena quasi indispettita la domanda: “Come può lo stesso Insegnante ricominciare di nuovo ogni volta?”

Le armi sono due: la parola e l’amore.

Ogni volta, attraverso la parola, l’insegnante spiega quello che sa. Ed ogni volta sono proprio le parole della sua lezione che hanno il potere di essere nuove, di trasformarsi in un sapere univoco, ma mai uguale.
Diceva Gentile: “ho fatto una buona lezione solo se alla fine ho imparato anche io qualcosa”.

Un insegnante quando spiega si diverte ed è capace di improvvisare tanto quanto sa rimanere ancorato al contenuto della sua disciplina.

 Questa pratica è certamente rischiosa se si pensa alla possibilità di poter perdere il filo di un discorso oggettivo, ma è la sola capace di attraversare di nuovo le parole di una lezione altrimenti sempre uguale a se stessa.

Amore
Recalcati parla di una dimensione erotica del sapere. L’amore e la passione per il sapere sono paragonabili all’amore erotico per un corpo. Il desiderio, l’odore della carne, il profumo dei capelli sono le stesse concrete sensazioni da provare nel rapporto con la disciplina che si insegna. Per insegnare bene dunque bisogna amare la propria materia. Se un insegnante ha questo rapporto erotico con ciò che insegna, trasforma l’allievo da recipiente ad amante, viene acceso, messo in movimento.

Recalcati sostiene poi l’importanza di “preservare il giusto posto dell’impossibile”, l’unico capace di “erotizzare” il sapere.  Chi insegna si occupa di vite di persone a cui non si deve trasmettere, chiarire, inculcare, riempire ma far provare quel piacere, davvero erotico, che mette in atto il sangue, la carne e i peli che si rizzano per quello che accade, quando un bravo maestro, insegnante, ma anche genitore, riesce a procurare emozioni a chi gli sta di fronte.

 E allora è indispensabile lo stile. Lo spiega a chiare lettere: Ogni insegnante insegna a partire da uno stile che lo contraddistingue. Non si tratta di tecnica né di metodo”.

Quest’immagine di scuola è lontana da quella reale perché la scuola per la quale si prova passione e desiderio, quasi carnale, attraverso la descrizione di Recalcati, è una scuola che apre alle possibilità, perché chi impara possa, innanzitutto, essere messo nella disposizione di imparare ad imparare. E chi ha la pretesa di insegnare è nella stessa condizione. Si tratta di un sapere che si fa e non si soddisfa mai. E’ in continuo divenire. Non è così l’amore?

Nel percorso tracciato da Recalcati, tutti, docenti e discenti, genitori e figli, ognuno nella propria specificità, vive la possibilità di cadere, crollare, sbattere. Perdere. Perché quando ci si mette in gioco, specie nell’arte di educare, bisogna inciampare per accorgersi come “l’inciampo, il fallimento” rendono possibile la ricerca della verità.

 Ed ecco, quindi, l’importanza dell’ora di lezione. E’ “quello che resta della Scuola (con la lettera maiuscola, di contro ad una realtà sempre più sminuita), nel tempo della sua evaporazione”.

L’autore sottolinea anche il gravoso compito della scuola “a esercitare sempre più la funzione di supplenti di un discorso educativo che sembra non aver più sostegno né nelle famiglie né nelle istituzioni”, e che ha reso la stessa “un tribunale morale che deve sentenziare sui destini dei giovani”, che “pare più simile a quello che Pasolini ha definito ‘il nuovo fascismo della società dei consumi’”.

 Una scuola che umanizza non prevede la figura dell’insegnante padrone, giudice o che si riconosce il cattivo ruolo di chi deve cambiare. Piuttosto, si tratta di uno stile che deve mostrare, a chi si ha di fronte, un modello non da imitare, ma da mettere sempre in discussione, per provare davvero quell’erotismo, inteso come possibilità di “trasformare gli oggetti del sapere in oggetti del desiderio, in corpi erotici”: l’emozione veicolata dall’insegnante, mediante la spiegazione di un testo poetico, che non fa dormire l’alunno; una pagina di storia che ha suscitato forti preoccupazioni (anche queste sono emozioni) nella studentessa di fronte; il pianto che può suscitare l’emozione per una bella pagina di letteratura. Di questo erotismo ha bisogno l’insegnante, lo studente, il dirigente, ma anche il bidello, la madre, il padre.

Questo genera il vuoto, l’apertura di “buchi nel discorso già costituito, fa spazio, apre le finestre, le porte, gli occhi, le orecchie, il corpo”. Un mondo in cui si realizza quel “transfert”, dove anche un libro può diventare “corpo erotico” e un’ora di lezione “può cambiare una vita, imprimere al destino un’altra direzione”.  Nella certezza e consapevolezza che non è del contenuto del sapere che ci si deve preoccupare, ma della “trasmissione dell’amore per il sapere”, per la quale non esistono scuole, maestri o università specifiche ma, secondo “l’erotica dell’insegnamento”, parola e amore.

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