mercoledì 29 giugno 2016

Tutto il materiale che serve per lavorare con le competenze e per capirci davvero qualcosa


Di seguito vi propongo, "in fila", una serie di materiali per lavorare con le competenze. Facendo pochissime modifiche si ha la possibilità di avere il lavoro già pronto, dal curricolo generale dell'Istituto (a cui basta aggiungere la Scuola dell'Infanzia) al modello per strutturare UDA, sia disciplinari che trasversali.

Per "già pronto" non intendiamo certo suggerire un "copia e incolla", ma un canovaccio, una struttura da personalizzare alle esigenze della propria scuola.




Come leggere in sintesi il curricolo riportato al terzo punto?

Sezione A
- Si parte dalle Competenze chiave riportate nelle Indicazioni Nazionali (competenza nella madrelingua, lingua straniera, imparare ad imparare etc etc.);
- Seguono le competenze specifiche/base: l'autrice le ha dedotte prendendo ad esempio diverse fonti normative (Indicazioni Nazionali 2012, D.M. 139/2007, Linee Guida per i Piani di Studio provinciali del primo ciclo della Provincia di Trento, OM n. 236 del 1993); 
- Seguono le conoscenze e le abilità: le prime sono estrapolate dagli argomenti di ogni disciplina, le seconde dalle Indicazioni nazionali 2012.

Sezione B
- Vengono riportate le EVIDENZE, cioè quello che l'alunno deve dimostrare di saper fare perché la competenza possa dirsi acquisita;
- Insieme alle evidenze, trovate SUGGERIMENTI di compiti di realtà. A cosa servono i compiti di realtà? Poiché la competenza è un sapere agito, bisogna mettere lo studente in condizioni di agire in un contesto il più possibile simile alla realtà.

Sezione C
- C'è una rubrica di valutazione generale per ciascuna competenza chiave (le stesse prima citate: competenza nella madrelingua etc.).
Questo genere di rubrica va utilizzata come punto di riferimento nei grandi momenti di snodo del percorso di apprendimento nel primo ciclo: I, III e V anno della primaria, I e III anno della secondaria di Primo grado. Può definirsi il profilo dell'alunno competente al termine degli anni scolastici.La faccenda qui è un po' più complessa, quindi si consiglia di leggere attentamente il file al punto 2, ma ancora meglio il libro riportato al punto 1 . 

Oltre al singolo livello della rubrica generale di valutazione (questa la chiamo generale perché esistono quelle particolari da usare durante lo svolgimento delle singole UDA, nelle singole classi), vengono proposti dei Gradi per ogni singolo livello. Ad esempio il livello più basso nella rubrica generale di valutazione può essere ulteriormente valutato in termini di "Gradi". La tabella dei gradi, anche solo per farvi un'idea, la trovate a pag. 72 del libro riportato al punto 1.

Questa unità è comprensiva di tutto. Non manca nulla. Se la scuola adotta un curricolo per competenze (e dovrebbe farlo) allora anche il format per le UDA deve cambiare. Questo modello è validissimo. Potete vederne un esempio sviluppato all'interno del libro principale (al punto 1), alle pagine 95 e seguenti.

 La valutazione delle competenze
Si fa la valutazione sommativa in occasioni di "momenti di snodo", come già facciamo al termine della primaria e secondaria di I grado, rilasciando la certificazione. A questo punto, se si può non adottare il modello definito per legge nel febbraio del 2015, si potrà allora reimpostare il lavoro, utilizzando la rubrica generale di valutazione già citata.

Per la valutazione, invece, delle competenze che si osservano durante lo svolgimento delle UDA, nel lavoro quotidiano a scuola, vengono proposte delle griglie di osservazione ottime per ogni competenza chiave, che tiene conto rigorosamente delle evidenze da osservare già specificate nel curriculum per competenze.

5. Le griglie di osservazione le trovate a questo link (sono quelle "particolari" a cui facevo riferimento in precedenza.

A cosa servono le griglie di osservazione? A valutare le competenze.
Come avviene quindi la valutazione?
Si vede dall'impostazione del curriculum e dal modello di UDA: vengono riportate sia le conoscenze e abilità, come si è fato sempre nelle programmazioni di classe, sia le competenze specifiche/di base (dedotte dalle Competenze chiave europee): ora, le conoscenze e le abilità si continuano a valutare come si è sempre fatto (con prove strutturate, semi-strutturate, testi scritti, verifiche orali); le competenze specifiche/di base, invece, vanno rilevate e valutate con le griglie di valutazione riportate al punto 5. Dovrebbe accadere che più docenti valutino la competenza con la stessa griglia di osservazione, per poi confrontarsi in equipe per una valutazione globale dell'unità di apprendimento, quando questa è trasversale.

N.B. I materiali proposti sono estrapolati e "messi in fila" tra quelli realizzati da Franca Da Re

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martedì 28 giugno 2016

9 fascicoli con schede di matematica per insegnare i numeri da 100 a 900, da scaricare

In questo post proponiamo 9 fascicoli di matematica per la scuola primaria, utili per introdurre ed insegnare i numeri successivi al 100 ai bambini. La cartella, scaricabile al link in basso, contiene i 9 fascicoli, ciascuno dei quali è composto da 3/4/5 schede operative da somministrare agli alunni.

Questi i contenuti che trovi in basso:

- Gli amici di 100
- Gli amici di 200
- Gli amici di 300
- Gli amici di 400
- Gli amici di 500
- Gli amici di 600
- Gli amici di 700
- Gli amici di 800
- Gli amici di 900

Per scaricare il materiale devi compilare una scheda con i tuoi dati ed effettuare la registrazione, confermando il link che ti verrà inviato sulla casella di posta elettronica.


In alternativa clicca sul link in basso

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lunedì 27 giugno 2016

Di nuovo addio ai voti numerici, tornano le lettere dalla A alla E. Cosa ne pensate?

Dopo essere stato abbandonato nel lontano 1977, il voto numerico fu reintrodotto qualche anno fa dal ministro Gelmini.

In quell'occasione si alzarono barricate e ci furono proteste: troppo sterile, statico, escludente, arido.

La Ministra si difendeva, motivando la maggiore precisione, anche rispetto alla comunicazione con le famiglie, che il voto numerico ha rispetto ad altri indicatori.

Adesso si cambia di nuovo rotta, in linea con quanto accade in altre parti d'Europa.

Si tratta di una scelta pedagogica contenuta nella legge 107 e una legge delega dovrebbe disciplinarne la reintroduzione: cinque lettere, dalla A alla E, saranno la scala valutativa da utilizzare. 

Si discute in questi giorni se introdurla in tutte le prime classi oppure soltanto in quelle iniziali.

Gli esperti che ci stanno lavorando motivano così la scelta:

"La valutazione in lettere esprime il concetto di evoluzione delle competenze e delle conoscenze, mentre il voto fotografa in maniera statica una situazione".

Effettivamente, a ben guardare, una valutazione così strutturata sarebbe certamente in linea con una scuola delle competenze, dei curricoli, dei compiti reali. La competenza in sé, infatti, non ammette una valutazione in negativo, poiché è impossibile che un alunno sia del tutto incompetente in qualcosa. Contempla, piuttosto, diversi livelli di padronanza; in altre parole, non sarebbe corretto affermare che "l'alunno non sa fare questo compito", ma "l'alunno fa questo compito con tale livello di competenza".

Inutile sottolineare, inoltre, che una valutazione distribuita in cinque livelli, eviterebbe lo stigma, quasi indelebile, dell'insuccesso "secco" contrassegnato da un 3, un 4 o un 5, favorendo più una valutazione del processo di apprendimento che non una situazione statica legata ad episodi.
In più risulterebbe più facile, per lo studente, identificare i punti di forza e debolezza del suo lavoro, che il voto numerico descrive poco (anche se accompagnato da descrittori).

Che non sia questo un altro importante passo verso la scuola delle competenze?

venerdì 24 giugno 2016

Lavorare per competenze: griglie di osservazione per la valutazione delle unità di apprendimento

Anche in questo caso facciamo riferimento al lavoro di Franca Da Re, il cui curriculum, che parla da sé, si può leggere cliccando sul suo nome.

Si tratta, questa volta, di una nutrita raccolta di GRIGLIE DI OSSERVAZIONE PER LA VALUTAZIONE DELLE UNITà DI APPRENDIMENTO.

Per comprendere tutto il lavoro che sta dietro a questo materiale, consiglio di procedere per gradi, iniziando dal libro sulle competenze della stessa autrice, che potete scaricare a questo link:

"La didattica per competenze" in un libro gratuito: apprendere competenze, descriverle, valutarle - di Franca Da Re


Tornando a quanto proposto in questo post, specifichiamo che si tratta di griglie di osservazione-valutazione per ciascuna disciplina o ambito di discipline. Ogni griglia di valutazione fa riferimento alla competenza chiave di riferimento generale, tratta dalle Indicazioni nazionali 2012 (che a loro volta le assumono dalla Raccomandazione del Parlamento Europeo del 2008), alle competenze specifiche di base - che l'autrice definisce ispirandosi sia alle Indicazioni Nazionali 2012, ma anche al D.M. 139/2007, alle Linee Guida per i Piani di Studio provinciali del primo ciclo della Provincia di Trento, ai vecchi indicatori dell'OM n. 236 del 1993 - e alle evidenze, cioè a quello che "si vede" nell'azione concreta, in situazione, dell'alunno, poiché la competenza è un "sapere agito", e quindi il docente può valutare l'alunno solo osservandolo "in azione".

Le griglie sono un ottimo materiale che completa efficacemente la mole enorme di altro materiale prodotto da Franca Da Re e che chi scrive invita a visionare e adottare.

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mercoledì 22 giugno 2016

Esame di Stato 2016 - Maturità - Prova di Italiano

Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca 

 ESAMI DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE PROVA DI ITALIANO

 Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte.

TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO 

Umberto Eco, Su alcune funzioni della letteratura, in Sulla letteratura, IV edizione Tascabili Bompiani, Milano 2016.

 «Siamo circondati di poteri immateriali, che non si limitano a quelli che chiamiamo valori spirituali, come una dottrina religiosa. […] E tra questi poteri annovererei anche quello della tradizione letteraria, vale a dire del complesso di testi che l’umanità ha prodotto e produce non per fini pratici (come tenere registri, annotare leggi e formule scientifiche, verbalizzare sedute o provvedere orari ferroviari) ma piuttosto gratia sui, per amore di se stessi – e che si leggono per diletto, elevazione spirituale, allargamento delle conoscenze, magari per puro passatempo, senza che nessuno ci obblighi a farlo (se si prescinde dagli obblighi scolastici). […] A che cosa serve questo bene immateriale che è la letteratura? […] La letteratura tiene anzitutto in esercizio la lingua come patrimonio collettivo. La lingua, per definizione, va dove essa vuole, nessun decreto dall’alto, né da parte della politica, né da parte dell’accademia, può fermare il suo cammino e farla deviare verso situazioni che si pretendano ottimali. […] La lingua va dove vuole ma è sensibile ai suggerimenti della letteratura. Senza Dante non ci sarebbe stato un italiano unificato. […] E se qualcuno oggi lamenta il trionfo di un italiano medio diffusosi attraverso la televisione, non dimentichiamo che l’appello a un italiano medio, nella sua forma più nobile, è passato attraverso la prosa piana e accettabile di Manzoni e poi di Svevo o di Moravia. La letteratura, contribuendo a formare la lingua, crea identità e comunità. Ho parlato prima di Dante, ma pensiamo a cosa sarebbe stata la civiltà greca senza Omero, l’identità tedesca senza la traduzione della Bibbia fatta da Lutero, la lingua russa senza Puškin […]. La lettura delle opere letterarie ci obbliga a un esercizio della fedeltà e del rispetto nella libertà dell’interpretazione. C’è una pericolosa eresia critica, tipica dei nostri giorni, per cui di un’opera letteraria si può fare quello che si vuole, leggendovi quanto i nostri più incontrollabili impulsi ci suggeriscono. Non è vero. Le opere letterarie ci invitano alla libertà dell’interpretazione, perché ci propongono un discorso dai molti piani di lettura e ci pongono di fronte alle ambiguità e del linguaggio e della vita. Ma per poter procedere in questo gioco, per cui ogni generazione legge le opere letterarie in modo diverso, occorre essere mossi da un profondo rispetto verso quella che io ho altrove chiamato l’intenzione del testo.»

 Sulla letteratura è una raccolta di saggi di Umberto Eco (Alessandria 1932-Milano 2016) pubblicata nel 2002. I testi sono stati scritti tra il 1990 e il 2002 (in occasione di conferenze, incontri, prefazioni ad altre pubblicazioni), ad eccezione di Le sporcizie della forma, scritto originariamente nel 1954, e de Il mito americano di tre generazioni antiamericane, del 1980.

 1. Comprensione del testo Riassumi brevemente il contenuto del testo.

 2. Analisi del testo
 2.1 Analizza l’aspetto stilistico, lessicale e sintattico del testo.
 2.2 «E se qualcuno oggi lamenta il trionfo di un italiano medio, diffusosi attraverso la televisione, non dimentichiamo che l’appello a un italiano medio, nella sua forma più nobile, è passato attraverso la prosa piana e accettabile di Manzoni e poi di Svevo o di Moravia». Spiega il significato e la valenza di tale affermazione dell’autore nel testo. Pag. 2/6 Sessione ordinaria 2016 Prima prova scritta Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
2.3 Soffermati sul significato di “potere immateriale” attribuito da Eco alla letteratura.
2.4 Quale rapporto emerge dal brano proposto tra libera interpretazione del testo e fedeltà ad esso? 2.5 «La letteratura, contribuendo a formare la lingua, crea identità e comunità» spiega e commenta il significato di tale affermazione.

3. Interpretazione complessiva ed approfondimenti
 Sulla base dell'analisi condotta, proponi un'interpretazione complessiva del brano ed approfondiscila con opportuni collegamenti ad altri testi ed autori del Novecento a te noti. Puoi anche fare riferimento alla tua personale esperienza e percezione della funzione della letteratura nella realtà contemporanea.

TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
 (puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)

 CONSEGNE 

Sviluppa l’argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti.
 Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
 Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi. 
Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l’articolo debba essere pubblicato.
 Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo 

1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO

 ARGOMENTO: Il rapporto padre-figlio nelle arti e nella letteratura del Novecento.

 DOCUMENTI 

Mio padre è stato per me “l’assassino”
Giorgio de Chirico, Il figliol prodigo, 1922 Milano
 - Museo del Novecento

 Mio padre è stato per me “l’assassino”,
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e astuto.
Andò sempre pel mondo pellegrino;
 più d’una donna l’ha amato e pasciuto.

 Egli era gaio e leggero; mia madre
 tutti sentiva della vita i pesi.
 Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

“Non somigliare - ammoniva - a tuo padre”.
Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
eran due razze in antica tenzone.



Umberto Saba, Il canzoniere sezione Autobiografia, Einaudi, Torino 1978

«Dei primi anni ricordo bene solo un episodio. Forse anche tu lo ricordi. Una notte piagnucolavo incessantemente per avere dell’acqua, certo non a causa della sete, ma in parte probabilmente per infastidire, in parte per divertirmi. Visto che alcune pesanti minacce non erano servite, mi sollevasti dal letto, mi portasti sul ballatoio e mi lasciasti là per un poco da solo, davanti alla porta chiusa, in camiciola. Non voglio dire che non fosse giusto, forse quella volta non c’era davvero altro mezzo per ristabilire la pace notturna, voglio soltanto descrivere i tuoi metodi educativi e l’effetto che ebbero su di me. Quella punizione mi fece sì tornare obbediente, ma ne riportai un danno interiore. L’assurda insistenza nel chiedere acqua, che trovavo tanto ovvia, e lo spavento smisurato nell’essere chiuso fuori, non sono mai riuscito a porli nella giusta relazione. Ancora dopo anni mi impauriva la tormentosa fantasia che l’uomo gigantesco, mio padre, l’ultima istanza, potesse arrivare nella notte senza motivo e portarmi dal letto sul ballatoio, e che dunque io ero per lui una totale nullità.»

 Franz KAFKA, Lettera al padre, traduzione di C. GROFF, Feltrinelli, Milano 2013

 «Pietro, gracile e sovente malato, aveva sempre fatto a Domenico un senso d’avversione: ora lo considerava, magro e pallido, inutile agli interessi; come un idiota qualunque! Toccava il suo collo esile, con un dito sopra le venature troppo visibili e lisce; e Pietro abbassava gli occhi, credendo di dovergliene chiedere perdono come di una colpa. Ma questa docilità, che sfuggiva alla sua violenza, irritava di più Domenico. E gli veniva voglia di canzonarlo. […] Pietro stava zitto e dimesso; ma non gli obbediva. Si tratteneva meno che gli fosse possibile in casa; e, quando per la scuola aveva bisogno di soldi, aspettava che ci fosse qualche avventore di quelli più ragguardevoli; dinanzi al quale Domenico non diceva di no. Aveva trovato modo di resistere, subendo tutto senza mai fiatare. E la scuola allora gli parve più che altro un pretesto, per star lontano dalla trattoria. Trovando negli occhi del padre un’ostilità ironica, non si provava né meno a chiedergli un poco d’affetto. Ma come avrebbe potuto sottrarsi a lui? Bastava uno sguardo meno impaurito, perché gli mettesse un pugno su la faccia, un pugno capace d’alzare un barile. E siccome alcune volte Pietro sorrideva tremando e diceva: - Ma io sarò forte quanto te!- Domenico gli gridava con una voce, che nessun altro aveva: - Tu?- Pietro, piegando la testa, allontanava pian piano quel pugno, con ribrezzo ed ammirazione.» 

Federigo TOZZI, Con gli occhi chiusi, BUR Bibl. Univ., Rizzoli, Milano 1986


2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO

 ARGOMENTO: Crescita, sviluppo e progresso sociale. E’ il PIL misura di tutto? 

DOCUMENTI 

Prodotto Interno Lordo - La produzione come ricchezza 

Il prodotto interno lordo è il valore di tutto quello che produce un paese e rappresenta una grandezza molto importante per valutare lo stato di salute di un’economia, sebbene non comprenda alcuni elementi fondamentali per valutare il livello di benessere. […] Il PIL è una misura senz’altro grossolana del benessere economico di un paese. Tuttavia, anche molti dei fattori di benessere che non rientrano nel calcolo del PIL, quali la qualità dell’ambiente, la tutela della salute, la garanzia di accesso all’istruzione, dipendono in ultima analisi anche dalla ricchezza di un paese e quindi dal suo PIL.

 Enciclopedia dei ragazzi -2006- Treccani on-line di Giulia Nunziante (http://www.treccani.it/enciclopedia/prodotto-interno-lordo_(Enciclopedia-dei-ragazzi)) 

«Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni terreni. Il nostro Pil ha superato 800 miliardi di dollari l’anno, ma quel PIL - se giudichiamo gli USA in base ad esso - comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, ed i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l'intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani».

 Dal discorso di Robert KENNEDY, ex-senatore statunitense, tenuto il 18 marzo del 1968; riportato su “Il Sole 24 Ore” di Vito LOPS del 13 marzo 2013; (http://24o.it/Eqdv8)

3. AMBITO STORICO - POLITICO

 ARGOMENTO: Il valore del paesaggio. DOCUMENTI «[…] il paesaggio italiano non è solo natura. Esso è stato modellato nel corso dei secoli da una forte presenza umana. È un paesaggio intriso di storia e rappresentato dagli scrittori e dai pittori italiani e stranieri e, a sua volta, si è modellato con il tempo sulle poesie, i quadri e gli affreschi. In Italia, una sensibilità diversa e complementare si è quindi immediatamente aggiunta all’ispirazione naturalista. Essa ha assimilato il paesaggio alle opere d’arte sfruttando le categorie concettuali e descrittive della «veduta» che si può applicare tanto a un quadro o a un angolo di paesaggio come lo si può osservare da una finestra (in direzione della campagna) o da una collina (in direzione della città). […] l’articolo 9 della Costituzione italiana (1) è la sintesi di un processo secolare che ha due caratteristiche principali: la priorità dell’interesse pubblico sulla proprietà privata e lo stretto legame tra tutela del patrimonio culturale e la tutela del paesaggio.»

 Salvatore SETTIS, Perché gli italiani sono diventati nemici dell’arte, ne “Il giornale dell’Arte”, n. 324/2012 

(1) (Art. 9 Costituzione italiana) - La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. 

«Nei contesti paesaggistici tutto è, invece, solido e stabile, frutto dell'instancabile sovrapporsi di azioni umane, innumerabili quanto irriconoscibili, ritocchi infiniti a un medesimo quadro, di cui l’iconografia principale si preserva, per cui tutto muta nell’infinitesimo e al tempo stesso poco cambia nell’ampio insieme, ed è il durare di questa nostra conchiglia che racconta la nostra qualità di popolo, in una sintesi suprema di memoria visibile, ordinatamente disposta. Sì, i paesaggi non sono ammassi informi né somme di entità, ma ordini complessi, generalmente involontari a livello generale, spontanei e autoregolati, dove milioni di attività si sono fuse in un tutto armonioso. E’ un’armonia e una bellezza questa di tipo poco noto, antropologico e storico più che meramente estetico o meramente scientifico, a cui non siamo stati adeguatamente educati. […] Capiamo allora perché le Costituzioni che si sono occupate di questi temi, da quella di Weimar alla nostra, hanno distinto tra monumenti naturali, storici e artistici, […] e il paesaggio […], dove natura, storia e arte si compongono stabilmente […]. E se in questa riscoperta dell’Italia, da parte nostra e del globo, stesse una possibilità importante di sviluppo culturale, civile ed economico del nostro paese in questo tempo di crisi?».

 Dal discorso del Presidente FAI Andrea CARANDINI al XVII Convegno Naz. Delegati FAI- Trieste 12 aprile 2013; (http://www.fondoambiente.it/Dal-Presidente/Index.aspx?q=convegno-di-trieste-discorso-di-andrea-carandini)


 «Il paesaggio italiano rappresenta l’Italia tutta, nella sua complessità e bellezza e lascia emergere l’intreccio tra una grande natura e una grande storia, un patrimonio da difendere e ancora, in gran parte, da valorizzare. La sacralità del valore del paesaggio […] è un caposaldo normativo, etico, sociale e politico da difendere e tutelare prima e sopra qualunque formula di sviluppo che, se è avulsa da questi principi, può risultare invasiva, rischiando di compromettere non solo la bellezza, ma anche la funzionalità presente e futura. Turismo compreso.»

 Dall’intervento di Vittorio SGARBI alla manifestazione per la commemorazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia a Palermo-12 maggio 2010 - riportato su “La Sicilia” di Giorgio PETTA del 13 maggio 2010

 «Tutti, è vero, abbiamo piacere di stare in un ambiente pulito, bello, sereno, attorniati dalle soddisfazioni scaturenti in buona sostanza da un corretto esercizio della cultura. Vedere un bel quadro, aggirarsi in un’area archeologica ordinata e chiaramente comprensibile, viaggiare attraverso i paesaggi meravigliosi della nostra Italia, tenere lontani gli orrori delle urbanizzazioni periferiche, delle speculazioni edilizie, della incoscienza criminale di chi inquina, massacra, offende, opprime l’ambiente naturale e urbanistico.»

 Claudio STRINATI- La retorica che avvelena la Storia (e gli storici) dell’arte- da l’Huffington Post del 06.01.2014 (http://www.huffingtonpost.it/claudio-strinati/la-retorica-che-avvelena-storia-e-gli-storici-dellarte_b_4545578.html)


4. AMBITO TECNICO - SCIENTIFICO

 ARGOMENTO: L’uomo e l’avventura dello spazio.

 DOCUMENTI

 «L’acqua che scorre su Marte è la prima grande conferma dopo anni intensi di ricerche, che hanno visto moltiplicarsi gli “occhi” puntati sul Pianeta Rosso, tra sensori, radar e telecamere a bordo di satelliti e rover. Ma il bello deve probabilmente ancora venire perché la prossima scommessa è riuscire a trovare forme di vita, microrganismi vissuti in passato o forse ancora attivi e capaci di sopravvivere in un ambiente così estremo. È con questo spirito che nel 2016 si prepara a raggiungere l’orbita marziana la prima fase di una nuova missione da 1,2 miliardi di euro. Si chiama ExoMars, è organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e l’Italia è in prima fila con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e con la sua industria. “Sicuramente Marte continuerà a darci sorprese”, ha detto il presidente dell’Asi, Roberto Battiston. Quella annunciata ieri dalla Nasa “è l’ultima di una lunga serie e sostanzialmente ci dice che Marte è un luogo in cui c’è dell’acqua, anche se con modalità diverse rispetto a quelle cui siamo abituati sulla Terra.»

 Enrica BATTIFOGLIA, Sempre più “occhi” su Marte, nuova missione nel 2016, “La Repubblica”, 29 settembre 2015


 «Con uno speciale strumento del telescopio spaziale Hubble (la Wide Field Camera, una camera fotografica a largo campo), gli astronomi sono riusciti a misurare la presenza di acqua su cinque di questi mondi grazie all’analisi spettroscopica della loro atmosfera mentre essi transitavano davanti alla loro stella. Durante il transito, la luce stellare passa attraverso l’atmosfera che avvolge il pianeta, raccogliendo la “firma” dei composti gassosi che incontra sul suo cammino. I pianeti con tracce di acqua finora individuati sono tutti giganti gassosi inadatti alla vita. Il risultato però è ugualmente importante perché dimostra che la scoperta di acqua su pianeti alieni è possibile con i mezzi già oggi disponibili. La sfida ora è quella di trovare pianeti di tipo terrestre, cioè corpi celesti rocciosi di dimensioni comprese tra metà e due volte le dimensioni della Terra, in particolare quelli che si trovano a orbitare nella zona abitabile della loro stella, dove potrebbe esistere acqua allo stato liquido e forse la vita.»

 Umberto GUIDONI, Viaggiando oltre il cielo, BUR, Rizzoli, Milano 2014


 «Per prima cosa, Samantha ha parlato dell’importanza scientifica della missione Futura. I risultati dei tanti esperimenti svolti sulla Stazione Spaziale Internazionale, i cui dati sono ora in mano agli scienziati, si vedranno solo tra qualche tempo, perché come ha ricordato l’astronauta richiedono mesi di lavoro per essere analizzati correttamente. Svolgere ricerche nello spazio, ha ricordato Sam, è fondamentale comunque in moltissimi campi, come la scienza dei materiali, perché permette di isolare determinati fenomeni che si vuole studiare, eliminando una variabile onnipresente sulla Terra: la gravità. Ancor più importante forse è studiare il comportamento delle forme di vita in ambiente spaziale, perché permetterà di prepararci a trascorrere periodi sempre più lunghi lontano dal pianeta (fondamentali ad esempio per raggiungere destinazioni distanti come Marte), ma ha ricadute dirette anche per la salute qui sulla Terra, perché scoprire i meccanismi che controllano questo adattamento (come i geni) aiuta ad approfondire le conoscenze che abbiamo sul funzionamento degli organismi viventi, e in un ultima analisi, a comprendere il funzionamento del corpo a livello delle cellule. Si tratta di esperimenti in cui gli astronauti sono allo stesso tempo sperimentatori e cavie, perché i loro organismi vengono monitorati costantemente nel corso della missione, e gli esami continuano anche a Terra, visto che servono dati pre e post missione.» 

Simone VALESINI, Samantha Cristoforetti si racconta al ritorno dallo Spazio, Wired (www.wired.it/scienza/spazio/2015/06/15/samantha-cristoforetti-conferenza-ritorno)


TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO

 Settant’anni fa, nel marzo del 1946 in occasione delle elezioni amministrative e il 2 giugno 1946 in occasione del referendum tra monarchia e repubblica, in Italia le donne votavano per la prima volta. Dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, il suffragio universale perfetto portava a compimento una battaglia cominciata in Italia all’indomani dell’Unità, passata attraverso le petizioni delle prime femministe all’inizio del Novecento e corroborata dalla partecipazione delle donne alla guerra di Resistenza. Dalle testimonianze di due scrittrici, riportate di seguito, si coglie la coscienza e l’emozione per il progetto di società democratica e partecipativa che si stava delineando, in cui le donne avrebbero continuato a lottare per affermare la parità dei loro diritti in ogni campo della vita privata e pubblica, dall’economia alla politica e alla cultura. 

Il 1946 nei ricordi di:

 Alba De Céspedesp (1911-1997).

 «Né posso passare sotto silenzio il giorno che chiuse una lunga e difficile avventura, e cioè il giorno delle elezioni. Era quella un’avventura cominciata molti anni fa, prima dell’armistizio, del 25 luglio, il giorno – avevo poco più di vent’anni – in cui vennero a prendermi per condurmi in prigione. Ero accusata di aver detto liberamente quel che pensavo. Da allora fu come se un’altra persona abitasse in me, segreta, muta, nascosta, alla quale non era neppure permesso di respirare. È stata sì, un’avventura umiliante e penosa. Ma con quel segno in croce sulla scheda mi pareva di aver disegnato uno di quei fregi che sostituiscono la parola fine. Uscii, poi, liberata e giovane, come quando ci si sente i capelli ben ravviati sulla fronte.» 

Anna Banti (1895-1985).

 «Quanto al ’46 […] e a quel che di “importante” per me, ci ho visto e ci ho sentito, dove mai ravvisarlo se non in quel due giugno che, nella cabina di votazione, avevo il cuore in gola e avevo paura di sbagliarmi fra il segno della repubblica e quello della monarchia? Forse solo le donne possono capirmi e gli analfabeti.» 

Patrizia GABRIELLI, “2 giugno 1946: una giornata memorabile” saggio contenuto nel quadrimestrale Storia e problemi contemporanei, N. 41, anno XIX gen/apr 2006; CUEB 

TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE 

«Il confine indica un limite comune, una separazione tra spazi contigui; è anche un modo per stabilire in via pacifica il diritto di proprietà di ognuno in un territorio conteso. La frontiera rappresenta invece la fine della terra, il limite ultimo oltre il quale avventurarsi significava andare al di là della superstizione contro il volere degli dèi, oltre il giusto e il consentito, verso l’inconoscibile che ne avrebbe scatenato l’invidia. Varcare la frontiera, significa inoltrarsi dentro un territorio fatto di terre aspre, dure, difficili, abitato da mostri pericolosi contro cui dover combattere. Vuol dire uscire da uno spazio familiare, conosciuto, rassicurante, ed entrare in quello dell’incertezza. Questo passaggio, oltrepassare la frontiera, muta anche il carattere di un individuo: al di là di essa si diventa stranieri, emigranti, diversi non solo per gli altri ma talvolta anche per se stessi.»

 Piero ZANINI, Significati del confine - I limiti naturali, storici, mentali - Edizioni scolastiche Mondadori, Milano 1997 

A partire dalla citazione, che apre ad ampie considerazioni sul significato etimologico-storico-simbolico del termine “confine”, il candidato rifletta, sulla base dei suoi studi e delle sue conoscenze e letture, sul concetto di confine: confini naturali, “muri” e reticolati, la costruzione dei confini nella storia recente, l’attraversamento dei confini, le guerre per i confini e le guerre sui confini, i confini superati e i confini riaffermati.

___________________________ 
Durata massima della prova: 6 ore. 
È consentito l’uso del dizionario italiano.
 È consentito l’uso del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana. 
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

domenica 19 giugno 2016

Cari insegnanti italiani, guadagnate poco ma lavorate meno degli altri!

"Cari insegnanti italiani, guadagnate poco ma lavorate meno degli altri". 

Sembra dire proprio questo uno studio pubblicato dal The Economist il 26 aprile del 2016, che può far luce su molti aspetti della professione insegnate in Italia, rispetto al salario percepito dai docenti, alle ore di lavoro per ogni settimana e ai risultati conseguiti dagli studenti nelle indagini OCSE-PISA.

Si tratta di questioni che sono spesso alla ribalta della cronaca, e forse in questo caso abbiamo la possibilità di sbarazzarci di alcuni luoghi comuni che spesso, nei dibattiti e nelle proteste, vengono chiamati in causa.

Prima di trarre conclusioni di carattere generale dal grafico riportato in basso, possiamo già farci un'idea della situazione italiana rispetto ai 3 parametri prima specificati, confrontandola con quella degli altri Paesi.

In riferimento agli stipendi, quelli dei docenti italiani sono superiori soltanto rispetto ad altri Stati il cui PIL generale è di gran lunga più basso, fatta eccezione per lo stato di ISRAELE e l'ISLANDA.
Gli insegnanti guadagnano meno solo in Messico, Islanda, Israele, Cile, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca ed Estonia.

Più o meno simile, invece, è lo stipendio di un insegnante italiano paragonandolo ad un collega francese e portoghese. Per il resto, le busta paga degli altri paesi dell'OCSE supera quella degli italiani.

Dal grafico, tuttavia, emerge un dato che raramente si tiene in considerazione, soprattutto in occasione delle rimostranze salariali: gli insegnanti italiani, insieme a quelli cileni, sono quelli che lavorano meno tra tutti quelli considerati nell'indagine. Anzi, a fronte di un numero simile di ore lavorate in una settimana, un docente cileno guadagna proporzionalmente 10 punti di salario in meno.

Si potrebbe obiettare, ragionevolmente, che molte ore che gli insegnanti italiani dedicano al lavoro non sono conteggiate nel grafico in questione: si tratta del tempo utilizzato per la preparazione dei compiti e la loro correzione, per la strutturazione delle lezioni e il reperimento dei materiali, per l'aggiornamento professionale; sono ore che nessuno è in grado di quantificare.

 Eppure una tale obiezione, e chi scrive parla da insegnante, non è sufficiente per ignorare il dato di fatto, per cui effettivamente il monte ore "ufficiale" dedicato al lavoro è tra i più bassi in assoluto tra i paesi OCSE; e questo genera altre considerazioni:

La prima: non sappiamo se, effettivamente, i colleghi di altri paesi, impegnati settimanalmente per più ore, lavorino, anche loro, oltre agli orari contrattuali. Personalmente, avendo incontrato colleghi francesi, bulgari, polacchi, inglesi e romeni, ritengo che la situazione sia simile. Tutti, più o meno, svolgiamo del lavoro extra non riconosciuto.

La seconda: se davvero gli insegnanti italiani vogliono un adeguamento degli stipendi a quello di altri paesi (quei paesi che generalmente prendiamo come esempio di virtù e di qualità della vita), devono necessariamente chiedere un adeguamento corrispettivo dell'orario settimanale. La mole enorme di insuccessi nelle rivendicazioni sindacali ha ormai dimostrato che le strade da percorrere sono altre: non la lamentela espressa nei cortei e negli scioperi senza nessuna proposta. E la proposta è il riconoscimento oggettivo del lavoro che gli insegnanti (quelli seri, che amano il loro mestiere) svolgono ogni giorno al di là dell'orario contrattuale. 

Rispetto a ciò gli ostacoli sono molti. Uno Stato che, forse, preferisce investire soldi in altro anziché nell'educazione e nell'istruzione è certamente quello principale; ma anche, bisogna riconoscerlo, molti insegnanti a cui la situazione sta bene così com'è, anche se tentano di dissimularlo sbraitando timidamente quando c'è da sbraitare. Sono coloro che vedono il mestiere del docente come semplicemente un modo per arrotondare rispetto al loro principale lavoro, che svolgono altrove; sono quelli che non si riconoscono come professionisti dell'apprendimento, ma come impiegati in stile "secondo dopoguerra"; sono quelli che vanno a lavorare con sufficienza senza aver bisogno di farlo, che sanno e vogliono accontentarsi di uno stipendio decente e un numero sufficiente di ore libere durante la giornata. 
Perché, diciamocelo francamente, nessuno elogia chi si dà da fare fuori dalle ore di contratto - è vero - ma nessuno biasima chi non muove uno spillo oltre l'orario di servizio o chi improvvisa le lezioni, rigorosamente frontali, riproponendo di continuo schemi e atteggiamenti inefficaci. Ed è questo il punto chiave.

E allora, perché non proporre una ristrutturazione dell'orario di servizio dei docenti, aumentando le ore effettive sul posto di lavoro (che farebbero lo stesso senza alcun riconoscimento) come avviene in Francia, Inghilterra, Germania (parlo qui per esperienza personale), rendendo più efficienti le lezioni e l'orario scolastico e, come controparte, pretendendo un aumento consistente degli stipendi, in linea con i Paesi che tanto invidiamo?

L'ultima considerazione che si può trarre dallo studio in questione, ed è quella di carattere generale a cui facevamo accenno all'inizio, è la seguente: perché un sistema scolastico funzioni non è necessario né sufficiente aumentare la spesa destinata all'istruzione. Sembrerebbe una considerazione controintuitiva, eppure è proprio così. I risultati dell'Estonia sono paradigmatici: stipendi bassissimi, orario settimanale medio basso (ma di molto superiore a quello italiano), eppure i risultati nelle indagini OCSE sono in linea con quelle del Giappone, dell'Australia e del Canada. C'è da meditare. Molto.


venerdì 17 giugno 2016

Modello di curricolo verticale per competenze, per ogni anno, per ogni classe

Ci rifacciamo ad un preziosissimo lavoro realizzato e proposto da Franca Da Re sul suo blog.

Dirigente del MIUR, esperta in modo particolare di didattica per competenze e autrice di molte pubblicazioni, Franca Da Re mette a disposizione, tra le altre cose, modelli e strumenti per la progettazione didattica. 

Rispetto al materiale proposto, scaricabile alla fine del post, l'autrice specifica: 

Si precisa, però, che questi curricoli rappresentano meri esempi di metodo e non costituiscono in alcun modo indicazioni d’obbligo. Le scuole potranno utilizzarli come ispirazione per i propri, apportando tutte le modifiche che riterranno opportune, specialmente nella scansione e nel contenuto delle micro-abilità e delle conoscenze.

Ricordiamo, infatti, che le Indicazioni sono prescrittive solo nei Traguardi. Gli obiettivi rappresentano indicazioni e piste di lavoro per le abilità e le conoscenze e si prestano, quindi, alla rielaborazione e interpretazione delle scuole autonome. Nei modelli di curricolo suggeriti gli obiettivi delle Indicazioni diventano “abilità” e forniscono materiale per la formulazione delle “conoscenze”.

mercoledì 15 giugno 2016

Galimberti: a scuola usate meno PC e più cervello

L'enorme illusione che l'informatizzazione nelle nostre scuole risolva problemi che prima, apparentemente, non avevano soluzione viene denunciata dal prof. Galimberti.
Nessuno vuole criticare le TIC (come potrei se sto usando il mio pc e il mio blog proprio per veicolare questo messaggio?), ma c'è davvero il rischio che esse sostituiscano le nostre abilità di pensiero, anziché essere soltanto un aiuto per la vita quotidiana.

 In fondo, i più grandi pensatori che paventano il rischio di una deriva della tecnica sostengono proprio che la schiavitù inizia quando la stessa tecnica si trasforma da mezzo a scopo. Sarà anche questo un segnale della deriva?

"Esorterei i professori a usare meno il computer. A che serve? Gli studenti, nativi digitali, ne sanno più di chi dovrebbe insegnare loro l’informatica. Ai ragazzi internet fornisce, dopo anni di guerra al nozionismo, un’infinità di informazioni slegate tra loro, ma non regala senso critico, connessione dei dati e, quindi, conoscenza.

I maestri hanno il compito di sviluppare il senso critico e mettere in connessione i dati. Questi ragazzi bisogna educarli al sentimento per evitare l’analfabetismo emotivo: la base emotiva è fondamentale per distinguere tra bene e male, tra cosa è grave e cosa non lo è. E bisogna farli parlare in classe. Il linguaggio si è impoverito. Si stima che un ginnasiale, nel 1976, conoscesse 1600 parole, oggi non più di 500. Numeri che si legano alla diminuzione del pensiero, perché non si può pensare al di là delle parole che conosciamo. E la scuola è il luogo dove riattivare il pensiero." (...)

Umberto Galimberti

lunedì 13 giugno 2016

Terne per la prova d'esame di italiano, parte IV

Al link riportato in fondo alla pagina è possibile scaricare il file che contiene  tre terne utilizzabili per la prova scritta d'italiano in occasione dell'esame di Stato (9 tracce in tutto).

I contenuti li riportiamo anche di seguito. 

Se il lettore sarà interessato alle tracce, potrà scaricare il file e prenderle direttamente in formato word dalla cartella (quindi liberamente modificabile).

I contenuti delle tre terne:

PROVA SCRITTA DI ITALIANO – Terna n. 1

1.Scrivi una lettera ad un amico che non vedi da molto tempo per raccontargli le esperienze più significative di questo triennio. Soffermati soprattutto sugli episodi che hanno reso indimenticabile la tua permanenza in questa scuola. Esponi, infine, i tuoi progetti per il futuro.
2. In base alle tue esperienze e conoscenze (letture, documenti, film, discussioni a scuola etc.) tratta un problema del mondo contemporaneo che ti ha particolarmente colpito, spiegando i motivi della tua scelta e indicandone cause, conseguenze e possibili rimedi.
3. Sei stato incaricato dal Dirigente della tua scuola di preparare una relazione su un’attività scolastica, secondo te particolarmente interessante, svolta nel triennio (laboratori didattici, competizioni sportive, uscite didattiche, spettacoli di fine anno, mostre, orientamento, incontri con esperti, etc.). Utilizza un linguaggio adeguato precisando tempi, luoghi, docenti e alunni coinvolti, scopi, fasi dell’attività, conoscenze acquisite, difficoltà incontrate e giudizi personali.


PROVA SCRITTA DI ITALIANO – Terna n. 2

1.    Ultimo giorno di scuola alle Medie. Prima della campanella, nell’atrio, cresce l’emozione: gioia e tristezza, ricordi dei momenti trascorsi insieme e pensieri rivolti al futuro. Scrivi sotto forma di lettera o pagina di diario gli stati d’animo di quei momenti.

2.    Tra i problemi di carattere sociale o culturale (emarginazione, violenza, inquinamento, razzismo, immigrazione, integrazione etc.) sui quali ti sei confrontato con altri, tratta quello che ti ha maggiormente coinvolto. Delinea le caratteristiche del problema evidenziandone le cause attraverso informazioni in tuo possesso. Esprimi inoltre le tue valutazioni personali.

3.    Stendi una relazione su di una attività scolastica, secondo te particolarmente interessante, svolta in quest’anno di scuola media. Potrebbe trattarsi di competizioni sportive, uscite didattiche, viaggi d’istruzione, incontri con gli esperti, mostre, spettacoli di fine anno etc. Utilizza un linguaggio adeguato precisando quanto segue:

-  Tempi e luoghi;
-  Docenti e alunni coinvolti;
-  Scopi;
-  Fasi dell’attività;
- Conoscenze acquisite e difficoltà incontrate;
- Riflessioni e giudizi personali.

PROVA SCRITTA DI ITALIANO – Terna n. 3

1.    Ripenso con nostalgia all’ultimo triennio e rivedo con tenerezza il bambino che, tre anni fa, entrava in questa scuola. Caro diario, voglio raccontarti i momenti più significativi di questo “viaggio”, i ricordi più belli condivisi con i compagni, i miei timori, le mie speranze per il futuro.

2.    Parla di un problema del mondo contemporaneo (immigrazione, disagio giovanile, droga, razzismo, guerra, violenza, globalizzazione, inquinamento etc.) basandoti sulle tue esperienze, sulle letture fatte in classe e sulle informazioni che hai ricevuto dai giornali e dalla televisione. Esponi le tue considerazioni.

3.    Relaziona su un’attività scolastica particolarmente interessante svolta nel triennio della scuola media. Potrebbe trattarsi di laboratori didattici, attività teatrali, gite scolastiche, incontri con gli esperti, manifestazioni culturali, spettacoli di fine anno etc.
Nello stendere la relazione, indica quanto segue:

-  Tema e luogo;
-  Docenti e alunni coinvolti;
-  Fasi del lavoro;
- Eventuali difficoltà incontrate e ciò che hai fatto per superarle;
- Riflessioni e giudizi personali sull’attività svolta.



Guida agli esami di Stato da scaricare, per presidenti e commissari

Proponiamo un manuale-guida agli Esami di Stato a conclusione del PRIMO CICLO D'ISTRUZIONE.

L'autore è Pier Giorgio Lupparelli, che ne rende libera la diffusione (gliene siamo grati).

Di seguito riportiamo lo scopo che questo manuale si propone; più giù ne trascrivo l'indice così che ciascuno possa farsi un'idea dei contenuti in esso presenti.

 Al termine del post riportiamo il link da cui è possibile scaricarlo.

L’obiettivo di questo manuale è:
- Fornire uno strumento di lavoro semplice per i Presidenti e Docenti che fanno
parte della Commissione, affinché possano svolgere il proprio lavoro con serenità e
sicurezza;
- Raccogliere tutta la normativa vigente che riguarda gli esami. Favorire eventuali
approfondimenti;
- Aiutare chi svolge le funzioni di Presidente per la prima volta e si sente
disperatamente solo.

Indice del manuale

- Introduzione  
- La seduta preliminare della commissione plenaria  
- Le prove scritte  
- La prova nazionale 
- La correzione e ratifica delle prove scritte  
- Il colloquio pluridisciplinare  
- La riunione della sottocommissione per l’esito finale  
- La riunione finale della commissione plenaria  
- Date, verbali e l’amico registrone 
- Dopo gli esami - Il terrore della Raccomandata a/erre o della PEC 
- Piccolo glossario per navigare meglio tra i termini  
- Aiuto!!! Le indicazioni per gli esami dei candidati con BSE sono una selva!
Candidati con DSA, certificati L. 104, stranieri. E per i privatisti, niente? 
- Allegato 1 - I gradi di parentela ed affinità  
- Allegato 2 - Riferimenti normativi essenziali 
- Allegato 3 - Promemoria per il Presidente: sintesi adempimenti iniziali e finali della Commissione Plenaria  
- Allegato 4 - Breve storia degli esami di licenza media 
- Allegato 5 - Ombre rosse . 
- Indice analitico 

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ALTRI LINK CHE POSSONO ESSERTI UTILI

Tracce di temi per la prova d'esame di III media (Sc. Sec. di I grado)




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