Dopo essere stato abbandonato nel lontano 1977, il voto numerico fu reintrodotto qualche anno fa dal ministro Gelmini.
In quell'occasione si alzarono barricate e ci furono proteste: troppo sterile, statico, escludente, arido.
La Ministra si difendeva, motivando la maggiore precisione, anche rispetto alla comunicazione con le famiglie, che il voto numerico ha rispetto ad altri indicatori.
Adesso si cambia di nuovo rotta, in linea con quanto accade in altre parti d'Europa.
Si tratta di una scelta pedagogica contenuta nella legge 107 e una legge delega dovrebbe disciplinarne la reintroduzione: cinque lettere, dalla A alla E, saranno la scala valutativa da utilizzare.
Si discute in questi giorni se introdurla in tutte le prime classi oppure soltanto in quelle iniziali.
Gli esperti che ci stanno lavorando motivano così la scelta:
"La valutazione in lettere esprime il concetto di evoluzione delle competenze e delle conoscenze, mentre il voto fotografa in maniera statica una situazione".
Effettivamente, a ben guardare, una valutazione così strutturata sarebbe certamente in linea con una scuola delle competenze, dei curricoli, dei compiti reali. La competenza in sé, infatti, non ammette una valutazione in negativo, poiché è impossibile che un alunno sia del tutto incompetente in qualcosa. Contempla, piuttosto, diversi livelli di padronanza; in altre parole, non sarebbe corretto affermare che "l'alunno non sa fare questo compito", ma "l'alunno fa questo compito con tale livello di competenza".
Inutile sottolineare, inoltre, che una valutazione distribuita in cinque livelli, eviterebbe lo stigma, quasi indelebile, dell'insuccesso "secco" contrassegnato da un 3, un 4 o un 5, favorendo più una valutazione del processo di apprendimento che non una situazione statica legata ad episodi.
Inutile sottolineare, inoltre, che una valutazione distribuita in cinque livelli, eviterebbe lo stigma, quasi indelebile, dell'insuccesso "secco" contrassegnato da un 3, un 4 o un 5, favorendo più una valutazione del processo di apprendimento che non una situazione statica legata ad episodi.
In più risulterebbe più facile, per lo studente, identificare i punti di forza e debolezza del suo lavoro, che il voto numerico descrive poco (anche se accompagnato da descrittori).
Che non sia questo un altro importante passo verso la scuola delle competenze?
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