In un mondo dominato dalla chat, dal touch screen, della comunicazione simultanea, che senso può avere parlare della scrittura a mano e, ancor più, dell'importanza della scrittura a mano?
Una riflessione in questo senso si sviluppa, in questo caso, in occasione del convegno "La scrittura a mano ha un futuro?", organizzato dall'Associazione Calligrafica Italiana.
Il professor Benedetto Vertecchi, professore di Pedagogia presso l'Università Roma 3 nonché uno dei relatori in occasione del convegno citato (chi scrive ha avuto il piacere di studiare sui suoi testi di docimologia) prova a rispondere a questa e ad altre domande in un'intervista a "Il Libraio".
Anticipiamo una parte interessante dell'intervista, sperando di suscitare curiosità:
“È stato possibile raccogliere circa 28.000 documenti, ordinati in serie diacroniche,
dai quali ci si può rendere conto dei cambiamenti che intervengono attraverso una
pratica costante della scrittura manuale: si tratta di cambiamenti che riguardano sia
la qualità dei segni tracciati, sia quella dei testi prodotti. Per quanto nessuno abbia
spinto i bambini a modificare il loro comportamento, nel succedersi delle settimane
si poteva osservare non solo il progressivo miglioramento nella qualità grafica dei
documenti prodotti, ma anche una maggiore appropriatezza ortografica e una più
accurata selezione del lessico."
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