Domani ricorre il Giorno della Memoria e in classe parlerò dell'Olocausto, perché è mio dovere e perché lo stabilisce una legge dello Stato. Su questo blog, del resto, ci sono infinite risorse didattiche proposte in tal senso.
Sono dell'idea, però, che ricordare solo la Shoah, oltre al Giorno del Ricordo sull'eccidio delle Foibe, sia una forma di discriminazione che non dovremmo assecondare, poiché gli eccidi e le persecuzioni dell'èra moderna e contemporanea sono moltissimi. Non è giusto condannare i ghetti e nello stesso tempo "ghettizzare" alcune memorie a vantaggio di altre.
La più grande strage recente è stata quella perpetrata ai danni degli indiani di America, con almeno 50 milioni di nativi sterminati. Ci sono anche le persecuzioni ai danni dei Curdi e degli Armeni, oltre a tante altre forme di discriminazione e sopruso, come per esempio verso gli omosessuali, le persone di colore, i migranti.
L'apartheid è stato in vigore in Sudafrica fino agli anni Novanta e in Africa, in Ruanda, per il genocidio tra gli Hutu e Tutzi si contano da mezzo milione ad un milione di morti. Possiamo anche aggiungere le più recenti persecuzioni ai danni dei cristiani o le barbarie compiute dall'Isis in Siria.
Sono solo alcuni degli esempi che si possono fare, purtroppo.
Ma allora, poiché ogni essere umano vale quanto l'umanità intera e poiché di fronte alla morte, crudele in questo caso, non si fa distinzione tra italiani, ebrei, americani o chicchessia, perché non sostituire il Giorno della Memoria con la Giornata - o persino la settimana - delle Memorie? Perché non celebrare il valore di ogni essere umano e stigmatizzare la sofferenza di ogni perseguitato, di ogni ucciso, di ogni ghettizzato, di ogni povero cristo?
Sarebbe davvero bello dedicare un'intera settimana di lezioni alla lettura e all'approfondimento della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, quello straordinario documento firmato a Parigi nel 1948 di cui si fa sempre troppo poca menzione. La legge, invece, ci obbliga a ricordare lo sterminio degli Ebrei, ma non prevede alcuna necessità di sottolineare quei valori alla luce dei quali riteniamo quello sterminio degno di condanna.
Proprio la legge n. 211 del 20 giugno del 2000, che istituisce il Giorno della Memoria, agli articoli 1 e 2 dice che:
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere. |
Perché non affrontare invece una seria riflessione - regolamentata per legge proprio come lo sono le due "giornate" della memoria - sui diritti di ogni essere umano, su quei valori straordinari di accoglienza, rispetto e tutela a cui è giunta l'umanità nel corso della sua lunga evoluzione?
Ho un rispetto sacro per i morti dell'olocausto. Ad Auschwitz piansi a singhiozzi e ho sempre vividi i racconti che mio nonno faceva sul suo internamento nei campi di concentramento in Germania; le barbarie naziste mi toccano, quindi, molto da vicino. Di morti ammazzati, però, ce ne sono stati molti altri, di pari dignità umana. La morte è una livella, lo sappiamo.
Vorrei giorni di scuola dedicati alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, alla storia di questo documento e ai principi meravigliosi che la ispirano; potremmo parlare anche, di volta in volta, di tutti gli orrori di cui l'umanità è stata capace, ma non senza tenere presenti i valori che li condannano e una valida alternativa ad essi.
La condanna di ogni eccidio verrebbe da sé.
« Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. »
(Il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani.)