Li riconosci subito.
Sin dalla tenera età.
Battono i piedi per terra, frignano in continuazione e ad ogni capriccio ottengono quel che vogliono.
Più si impuntano e più ottengono alzando l'asticella delle loro pretese con genitori incapaci di opporre resistenza e di discernere lo scempio che stanno operando sul futuro.
Il loro cibo quotidiano è la prepotenza, la prevaricazione, si allenano con costanza mangiando pane e ineducazione.
Se un insegnante, poi, "osa" imporsi, richiamando, correggendo, indicando il rispetto dell'altro e delle regole come bussola per la convivenza sociale, viene messo al rogo, crocifisso, martirizzato per aver sconvolto la psicologia del povero infante.
Ti guardano già a quattro anni con lo sguardo di sfida di chi sa di essere onnipotente.
Da piccola, quando qualcuno mi diceva "adesso lo dico a tuo padre" mi liquefacevo per la vergogna e il timore. Adesso "lo dico a tuo padre" è una frase senza senso come un'altra. L'unico effetto ottenuto raccontando a certi genitori le gesta eroiche di figli bulli è osservare una risata divertita di fronte a tanta creatività maleducata.
E così crescono, al ritmo deli "tutto e subito", senza comprendere il valore delle cose che consumano senza sosta, senza il valore della conquista e del sacrificio e, soprattutto, senza il valore fondamentale del rispetto dell'altro. E succede che i "bravi ragazzi" te li ritrovi a venti anni come bestie, incapaci di discernere persino il valore della vita umana, te li ritrovi che in una sera qualunque in una piazza qualunque che potrebbe essere quella sotto casa tua, si avventano in 20 contro un ragazzo indifeso e lo ammazzano per strada come neanche si farebbe con un cane.
Perdona questo mondo, Emanuele, perdona una generazione di adulti che avrebbe dovuto indicarti il sentiero e invece ha costruito un sitema impazzito. Perdona il volo spezzato, i sogni recisi all'alba, il sorriso rimasto impigliato per sempre in una foto.
Perdona gli adulti che non hanno saputo educare i tuoi aguzzini, anche loro vittime di chi li ha traditi, perché nessuno cresce maleducato fino a diventare assassino, da solo.
Perdona una generazione di genitori che non sanno essere tali, una generazione di educatori che se ne lavano le mani e perdona pure chi invece le mani ce le vorrebbe avere tutte nella pasta per seminare un po' di lievito che fermanenta e la trasforma in pane buono ma ce le ha legate.
Il tuo sacrificio valga il coraggio di dire basta.
Basta anche alle lacrime di coccodrillo di chi piange davanti alle tragedie immani come questa e poi non cambia mai.
Tu oggi sei figlio, fratello, amico di tutti quelli che ti piangono, sconvolti ed esterrefatti.
Ma tante lacrime saranno una ennesima dimostrazione di pubblica ipocrisia se non si ammetterà che anche chi ti ha ucciso è figlio, fratello, amico di tutti quelli che ti piangono.
E l'unico modo per starti vicino davvero è resettare la bussola e cambiare rotta.
Buon volo, Emanuele, sii ambasciatore di Vita. <3
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