Si somigliano gli intenti del gruppo PD e dei 5 stelle: entrambi, ad esempio, contemplano la meritocrazia tra i docenti (assente negli altri due) e i pentastellati non intendono smantellare la Buona Scuola nel suo complesso.
Il centro destra punta in modo massiccio sulla gestione privata delle scuole e Liberi e Uguali sulla gratuità e l'accesso alle risorse dell'istruzione per tutti, senza ostacoli per i meno abbienti.
A voi le considerazioni:
La coalizione PD punta a rilanciare gli istituti professionali (che hanno avuto un calo di inscrizioni notevole, dal 15 al 14%, per l'a.s. 2018/2019). Si insiste sulla riforma dei cicli, l'ampliamento del tempo pieno alle elementari (soprattutto al sud), l'innovazione didattica e l'alternanza scuola lavoro (per il quale è stato di recente costituito un Osservatorio deputato al monitoraggio).
La Bonino, dal canto suo, insiste sul merito agli studenti più bravi e sul taglio di fondi alle università meno efficienti.
Gli asili nido gratis, ma il cui costo spetterebbe ai Comuni, è la proposta della Lorenzin di "Civica Popolare".
I fondi per fare tutto ciò? Boh
I 5 stelle propongono di abolire alcune parti della buona scuola che "ha reso invivibile la vita negli istituti": la chiamata diretta dei D.S., oppure il bonus di merito; quest'ultimo verrebbe sostituito da un altro criterio meritocratico a livello nazionale da definire. Si conta su un aumento consistente della spesa pubblica per l'istruzione, portandola (stando alle promesse) dal 4 al 4,9% del Pil. Simile a quella del PD è la proposta di estendere il tempo pieno al sud, scelta che comporterebbe un massiccio piano di assunzioni. Per il resto si pensa ad "interventi per migliorare ciò che già c'è".
Con quali soldi lo faranno - visto che ci sarebbe anche il reddito di cittadinanza da coprire - resta un mistero anche qui.
Il centro destra parla di un potenziamento delle materie "stam", cioè scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (alla faccia della cultura delle materie umanistiche). Vuole più attenzione alla disabilità e alla libertà di scelta delle scuole. Ed è su quest'ultimo aspetto che questa coalizione strizza l'occhio alle 13 mila scuole paritarie dello Stivale: un buono scuola sarebbe spendibile dalle famiglie sia negli istituti statali che paritari, e le scuole riceverebbero fondi in base al numero degli iscritti. In più, libri gratis per tutti alla primaria e aiuti ai più poveri nello sport e nei trasporti. I soldi per tutto questo? Dalla flat tax, dicono. Ma costa dai 20 ai 70 miliardi di euro! Rispondono molti economisti.
C'è di certo la gioia dei papisti che vedono un consistente calcio nel sedere alle scuole paritarie e un depauperamento delle scuole a gestione statale. Questo aprirebbe un ulteriore capitolo: il reclutamento dei docenti nelle scuole paritarie (che dovrebbe a questo punto essere identico al reclutamento dei docenti nelle statali) e la loro effettiva tutela contrattuale. Ma questo è un altro paio di maniche.
Liberi e Uguali vuole dire addio alla Buona Scuola. L'impegno è quello di portare gli stipendi ai livelli medi europei e di stabilizzare i precari. Si pensa ad una scuola obbligatoria fino ai 18 anni e gratuita per tutto il periodo, dunque dall'infanzia all'ultimo anno delle superiori. Si intende ampliare le borse di studio e rendere progressivamente gratuite le università (sia per il figlio del ministro che per quello dell'operaio cassintegrato, aggiungiamo noi). L'alternanza scuola - lavoro, dicono, sarà volontaria e con l'aumento del tempo pieno verranno assunti più insegnanti.
E i soldi da dove escono? Non viene specificato.
Io a questo punto pretendo Cetto La Qualunque come prossimo Ministro dell'Istruzione. :)
Articolo liberamente ispirato ad un articolo del Corriere Della Sera (formato cartaceo) del 23.02.2018