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Immagine eloquente tratta da "Il Sussidiario" |
Un articolo del 28 marzo su La Repubblica riporta dei dati davvero interessanti sui risultati scolastici degli alunni che usano molto le TIC a scuola.
Ci hanno bombardato sull'innovazione didattica (che, per carità, è legittima e necessaria), sulla digitalizzazione degli ambienti di apprendimento (in fondo tutto oggi è digitalizzato), sulla necessità di LIM e tablet (come potrei misconoscerne l'utilità se li sto usando per scrivere questo post?).
Ma c'è un "però", e pure abbastanza consistente: l'uso massiccio delle nuove tecnologie mortifica gli apprendimenti.
In matematica, per esempio, c'è un divario di 40 punti tra chi studia in modo tradizionale, sulle "sudare carte" potremmo dire, e chi si rimbambisce davanti ad un device qualsiasi; ovviamente il divario è a svantaggio di questi ultimi.
I dati eccoli qua:
Estrapolando dall’enorme database di Timss i dati in base alla permanenza degli alunni davanti a computer e tablet, si nota che per ottenere buoni risultati basta studiare il vecchio libro di testo. Un trend che soprattutto alla primaria è sorprendente. All’elementare, in Matematica, i bambini italiani totalizzano nel complesso 506 punti, ma quelli che non usano quasi mai le tecnologie per svolgere i compiti a casa raggranellano 522 punti. E i loro coetanei che invece usano computer e tablet ogni giorno si fermano a 481 punti. Una differenza di oltre 40 lunghezze.
Secondo Benedetto Vertecchi, noto docimologo (sui cui manuali ha studiato anche chi scrive), ci sono due elementi di analisi da considerare: uno riguarda la componente socio-culturale di questa tendenza, poiché i figli di persone meno acculturate e con un livello socio economico più basso tendono a trascorrere maggior tempo davanti a strumenti elettronici multimediali; per contro, i genitori con un livello di istruzione più alto cercano per i loro figli alterative costruttive e creative al device.
Il secondo elemento, invece, è di natura evolutiva e psicologica: checché le multinazionali dell'elettronica ne dicano (a vantaggio dei loro fatturati), l'utilizzo di pc, tablet e smartphone mortifica in modo consistente la capacità di ragionare, creare, esplorare, oltre a compromettere irrimediabilmente una componente dell'apprendimento, e prima ancora della vita, irrinunciabile: la relazione.
Aveva ragione il buon Galimberti, che abbiamo citato in questo post tempo fa:
Certo, nulla è letale se consumato (o utilizzato) con moderazione, ma converrà forse scriverlo sulle scatole di tali aggeggi almeno con la stessa frequenza e visibilità con cui si scrive sui prodotti di giochi d'azzardo o sui pacchetti di sigarette?