«Prof, non mi faccia inc… re. Metta sei. Lei non ha capito nulla. Chi è comanda? Eh, chi è che comanda? Si inginocchi».
Ricordiamo queste frasi, apparse sui giornali e i TG nazionali.
La vicenda riguardava l'ITC "Carrara" di Lucca. Il professore di italiano era stato umiliato, insultato e colpito con un casco. La scena, ripresa con uno smartphone, era finita sui social.
Tre studenti dei sei coinvolti sono stati immediatamente bocciati allo scrutinio di giugno scorso, gli altri tre sono stati rimandati a settembre con 3/4 materie ciascuno da recuperare.
Al termine del recupero uno soltanto dei tre ce l'ha fatta. Tirando le somme, dunque, 5 su 6 ripeteranno l'anno.
Si trattava di una classe di 26 alunni: solo 8 i promossi a giugno, 10 i bocciati e 8 rimandati a settembre.
Potrebbe definirsi una "carneficina" e con un po' di soddisfazione e di rancore appagato potremmo dire che quei bulli hanno avuto ciò che meritavano. Giustizia è fatta, se non fosse che questa vicenda descrive impietosamente una realtà tutt'altro che isolata della scuola italiana: classi ghetto, bullismo, insuccessi, degrado e, diciamolo anche, docenti con scarse capacità di gestione dei gruppi, che vivono spesso come un incubo la loro presenza in classe. Si tratta di realtà frequenti soprattutto nei tecnici e nei professionali; realtà che spesso si tamponano, senza risolvere alcunché.
In questi casi, passata la soddisfazione per la giusta punizione e per il principio di autorità ripristinato, non vince nessuno.
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