Ma forse chi crea le fake news (le "notizie false") è meno imbecille di quanto non si creda. Si tratta di persone, o gruppi di persone, che hanno capito benissimo che le notizie farlocche, quelle che suscitano rabbia e che, soprattutto, confermano i pregiudizi dei lettori, generano click, e i click fanno reddito. Oppure servono a convogliare l'odio, o l'approvazione, da una parte o dall'altra.
Insomma, chi le scrive vuole un tornaconto. E' recente la notizia di un muratore disoccupato che faceva reddito (circa 600 euro al mese) con un sito e delle notizie false confezionate ad arte. "Non ce l'ho con quel politico lì, ma se pubblico post falsi contro di lui faccio traffico". Funziona così.
Eppure ci cascano sempre più persone e più è basso il livello di istruzione maggiore è la possibilità di incappare nella rete degli imbroglioni della notizia.
Potremmo dire: "Vabbè, che sarà mai?". Certo, non è la fine del mondo abboccare ad una notizia falsa. Il problema serio si presenta quando costantemente non si è capaci di distinguere il vero dal falso, e quindi quando si naviga da sprovveduti in questo mare di notizie. Lo stesso problema, in fondo, l'uomo lo vive da secoli nel mondo reale, se non è in grado di discernere tra chi gli dice la verità e chi mente per imbrogliarlo.
Le fake news, se non vengono prontamente smascherate, sono in grado di modificare le nostre abitudini, di scompigliare i nostri progetti e, talvolta, di minare i più profondi convincimenti.
Per questo diventa una necessità educativa insegnare ai ragazzi l'arte del discernimento. Non possiamo controllare la loro attività on line h24, ma possiamo aiutarli a districarsi nel mare di informazioni in cui vivono. Una sorta di lezione di nuoto per nuotatori inesperti.
Tutto questo cappello per introdurre un libro che può essere utile, e che consiglio come adozione all'interno della classe. Si legge rapidamente: è scorrevole, chiaro, interessante.
Fake news. Non è vero ma ci credo, di Daniele Aristarco
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