Di Alberto Pellai, tratto dalla sua pagina Facebook:
LA FERITA DEI NON AMATI
Le relazioni in cui dovremmo sperimentare il massimo dell’amore, sono a volte quelle che ci fanno toccare l’abisso del dolore più cupo. Non è solo il non sentirsi amati, ciò che ci uccide. E’ non comprenderne il motivo, per cui ciò succede.
Diamo il meglio di noi, elemosinando gocce d’amore, invece ci troviamo soffocati nelle sabbie mobili dell’indifferenza. Del maltrattamento. Della negligenza attiva, che decide di ritrarre l’amore proprio nel territorio in cui esso dovrebbe sovrabbondare. Si resta lì, frantumati, scomposti, dislocati. Si rincorre l’amore con una fame che ci obbliga a ingoiare qualsiasi cosa, pur di provare a sentire una sensazione di sazietà. Ma non si è mai sazi. Perché quasi sempre ci si sente soltanto riempiti. Da qualcosa che è diverso dall’amore che ci saremmo meritati.
Questo è terribile quando succede in una storia d’amore che si vive da adulti. Ma diventa tragico, quando quel “non amore” lo vivi sulla tua pelle, da bambino. Ovvero quando chi ti dovrebbe nutrire di protezione e sicurezza, ti affama per via della propria irresponsabilità affettiva.
Non finisce la vita, quando la inizi così. Però rimetterla sulla strada maestra, quella in cui impari a cercare l’amore che ti è stato negato e non ti accontenti delle sue imitazioni, è una fatica che quasi ti uccide. E in qualche modo è proprio così che devi fare: uccidere ciò che sei stato, per rinascere nuovo a te stesso.
Alberto Pellai
Se conosci qualcuno che ha una ferita di "non amore", confortalo/a condividendo questo testo. Che dovrebbe essere particolarmente utile a chi, nella prima parte della sua vita, si è trovato intrappolato in relazioni famigliari faticose.
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