Ancora una volta riportiamo i pensieri di Alberto Pellai tratti dalla sua pagina Facebook; pensieri sempre profondi, sempre ben espressi e sempre utili per genitori, insegnanti, educatori.
In questo caso si parla del rimprovero a seguito di un errore. A quanti di noi almeno una volta è scappato: "Sei un buono a nulla!", oppure, anche quando siamo stati capaci di trattenere le parole, ci siamo traditi con il linguaggio non verbale, con i gesti, gli sguardi, la postura...
Si può educare con l'errore, anzitutto non identificando chi ha sbagliato con il suo errore: è un atto ad essere sbagliato, un compito, un'azione, non la persona!
Un errore è un errore.
Fare un errore vuol dire aver fatto uno sbaglio. Ma non vuol dire essere sbagliati. Se quando sbaglio l'unica cosa che sai fare è sgridarmi dicendomi: "Sei sempre il solito", oppure: "Di te non ci si può proprio fidare" o ancora peggio: "Sei un idiota", tu mi trasformi nel mio errore e io comincio a pensare che probabilmente non ce la farò mai a essere come dovrei essere.
Educare è trasformare l'esperienza dell'errore in esperienza di crescita. Saperlo fare vuol dire essere educatori attenti e competenti.
La dote che serve di più è la pazienza e la capacità di capire qual è il limite dell'altro e qual è l'allenamento alla vita che serve per trasformare il suo limite in risorsa.
Il detto "Sbagliando si impara" è verità allo stato puro, ma diventa realtà solo se quando si sbaglia, abbiamo vicino un allenatore alla vita che sa guardare oltre l'errore e comprendere e guardare negli occhi e nel cuore di chi quell'errore lo ha fatto.
La vita si impara.
Bell'articolo, è importante identificare l'errore perché così si migliora e si cresce. Ma come educatori, insegnanti o genitori, dobbiamo prestare molta attenzione a come farlo le conseguenze possono essere importanti.
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