Di Tommaso Di Brango, docente di lettere nella scuola secondaria di II grado
Considerazioni razionali su Charlie Hebdo:
a) la satira consiste nel mettere pubblicamente alla berlina, con linguaggi artistici, qualcuno o qualcosa. Non ci si deve dunque sorprendere se è (almeno potenzialmente) offensiva, perché a nessuno piace essere deriso o veder deriso ciò a cui tiene;
b) da ciò segue che chiedere a Charlie Hebdo di non essere offensivo è come chiedergli di non essere quello che è, e cioè un foglio satirico. Ma c'è anche da dire che chiedere ai suoi bersagli di non offendersi è un po' come volere che si facciano insultare in silenzio;
c) ovviamente offendersi non significa aprire il fuoco o tagliare la gola al primo che passa. Una simile equivalenza possono stabilirla solo dei terroristi o degli intellettuali da salotto. Offendersi significa, piuttosto, non apprezzare le azioni di chi - in questo caso coi mezzi della satira - passa con insolenza sopra a ciò a cui, legittimamente, si tiene;
d) dire che Charlie Hebdo provoca la violenza islamista è come dire che una donna in minigonna "si è andata a cercare" una violenza sessuale o che Salvini, con la sua retorica anti-migratoria, "si è andato a cercare" l'aggressione di qualche migrante;
e) la violenza islamista viene scatenata da organizzazioni terroristiche che - in questi frangenti - sfruttano il risentimento di chi vive nelle banlieues e di chi ha subito (e in forme indirette continua a subire) il colonialismo francese. Va da sé che una persona sana di mente non trasformerebbe questo risentimento in violenza terroristica: ma purtroppo i pazzi esistono.
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