Di Tommaso Di Brango (prof. Sc. Sec. di II Grado)
Probabilmente gli insegnanti hanno perso prestigio anche perché, oggi, non sono più i soli o i principali detentori del sapere nel “villaggio”.
Una volta, tolto il maestro elementare, i soli rappresentanti della cultura, nei paesi italiani, erano il prete e il farmacista. Oggi, malgrado tutto, non è più così e la cosa è evidente a chiunque.
La perdita di prestigio della figura del professore è dunque, paradossalmente, uno degli esiti della scolarizzazione di massa, la quale ha permesso a tante persone un tempo escluse di accedere al circuito dei saperi.
È un male? A me sembra di no. Mi paiono sbagliate, piuttosto, le molte lamentele fatte dai docenti che piangono continuamente sul prestigio perduto. Un po’ perché simili rimpianti nascondono - neanche tanto bene - nostalgie rivolte a epoche in cui la cultura era appannaggio di pochi privilegiati; un po’ anche perché lamentazioni simili lasciano emergere l’idea che la cultura debba essere un segno di distinzione sociale e non uno strumento di crescita personale.
Anziché cercare il prestigio perduto, il docente dovrebbe tentare di guadagnare la sua credibilità attraverso la pratica del mestiere.
La questione è più complessa. Mi riferisco alle scuole primarie e secondarie esclusa l'università. Spesso gli insegnanti sono trattati senza rispetto da allievi e genitori e le paghe per le ore impegnate complessivamente sono inadeguate troppo basse soprattutto nelle grandi città del nord.
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