È un film che all’inizio mi ha generato fastidio, e ho fatto fatica a concluderlo. E come possiamo valutare una pellicola che dà fastidio, che provoca insofferenza, che fa venire i nervi? A primo acchito male, se non fosse che l’obiettivo di chi lo ha pensato e di chi lo ha interpretato è proprio questo; e dunque il suo valore, artistico e sul livello dei contenuti, cambia necessariamente: un lavoro audace e originale che rispecchia perfettamente il tema che tratta. L’emblema della fretta oggettiva e necessaria rispetto alle emergenze del nostro pianeta e la lentezza, altrettanto oggettiva, ma portatrice di catastrofi, di una politica e di un apparato di comunicazioni non all’altezza della situazione. Avete presente la sensazione che si prova quando avete una fretta boia e c’è qualcuno che vi rallenta perché se la prende comodissima? Ecco, nel film proverete qualcosa del genere, ed è lo stato d’animo adatto a comunicare il messaggio di fondo: non c’è tempo da perdere, ma nessuno sembra accorgersene.
Il film è adatto alla scuola superiore: vale la pena guardarlo e rifletterci su. Sarebbe un’ottima lezione di educazione civica, migliore di tante altre lezioni tradizionali, se presentato bene e se segue un’analisi adeguata.
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Di seguito uno stralcio della recensione di Aldo Cazzullo sul Corriere:
La presidente Janie Orlean, interpretata da una Meryl Streep che si conferma a ogni occasione la più brava, è una sorta di Donald Trump donna. Viene dal business e dallo spettacolo. È di una superficialità disastrosa, però ha il polso del pubblico, possiede il senso del Paese. Il suo braccio destro è il figlio (peraltro più impreparato di Ivanka). È palesemente repubblicana, anche se il dettaglio non viene esplicitato proprio perché in fondo si tratta di un dettaglio: sulla scrivania dello Studio Ovale tiene una foto che la ritrae abbracciata a Clinton, come a chiamare in causa pure i democratici. La presidente all’inizio non presta credito alla minaccia, nel timore che le costi le elezioni di mid-term; salvo poi cavalcarla, per distogliere l’attenzione da uno scandalo sessuale (ha mandato foto intime al suo partner, che ha candidato alla Corte Suprema).
«Don’t look up», ecco perché è il film dell’anno:
https://www.corriere.it/spettacoli/cinema-serie-tv/22_gennaio_02/don-t-look-up-film-anno-58606d16-6b3d-11ec-a3c8-e3c830b3b1de.shtml?&appunica=true&app_v1=true
https://www.corriere.it/spettacoli/cinema-serie-tv/22_gennaio_02/don-t-look-up-film-anno-58606d16-6b3d-11ec-a3c8-e3c830b3b1de.shtml?&appunica=true&app_v1=true
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