Per votare ad un referendum bisogna essere edotti sull’argomento, e solo una piccolissima percentuale di italiani, in questo caso, lo era.
Un conto è votare sull’eutanasia o sul divorzio che sono questioni di vita e che riguardano le esistenze dei singoli. Altro conto è votare su questioni tecniche, come è questa o come sarebbe, ad esempio, la questione sul nucleare.
Non siamo nell’Atene del IV secolo a. C. Dove si poteva attuare la democrazia diretta. Siamo in un mondo articolato e tecnico dove serve la democrazia rappresentativa. Per questo, tra l’altro, ho sempre considerato una baggianata la piattaforma Rousseau, dove vengono chiamati a scegliere i cittadini su questioni di cui non sanno un accidente.
Nella società complessa e settorializzata non abbiamo bisogno di questi referendum farsa, ma di una classe politica competente che si assuma le sue responsabilità e che agisca con cognizione di causa, onestà nell’interesse collettivo.
Il miglior referendum è quello in cui scegliamo i nostri rappresentanti in parlamento.
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