Su Rai Play troviamo integralmente la versione televisiva del "Cristo si è fermato a Eboli" di Francesco Rosi (sceneggiatura dello stesso Rosi e di Raffaele La Capria e Tonino Guerra) in 4 puntate. Com'è risaputo, l'importante film tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Levi, della durata di 150 minuti, fu distribuito nelle sale cinematografiche il 23 febbraio del 1979. Il 17 dicembre del 1980, invece, a poche settimane dal sisma irpino e lucano, la Rai mandò in onda in 4 puntate, fino al 7 gennaio 1981, una versione lunga del film di 270 minuti, qui per la prima volta offerto in versione online.
Il libro da cui è tratta l'opera puoi trovarlo qui: Cristo si è fermato a Eboli, di Carlo Levi
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PUNTATA 1
In un giorno non precisato del 1935 Carlo Levi, intellettuale di Torino, condannato a tre anni di confino dal governo fascista, arriva in un paese della Lucania arroccato su un alto e desolato colle. Accompagnato da due carabinieri, scende dal treno alla stazione di Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Il viaggio prosegue poi in pullman e quindi in automobile. Raggiunto il paese di Gagliano, lentamente Carlo prende contatto con la popolazione che, in accordo con il podestà, gli impone di esercitare la professione di medico. Prende alloggio in una casa ove lo serve la fedele contadina Giulia, scambia parole con gli abitanti, con il podestà Don Luigino e con il misterioso Don Trajella.
PUNTATA 2
A Gagliano Carlo Levi conosce la condizione di estrema miseria in cui vivono i suoi abitanti, in gran parte contadini, e il totale abbandono di questa terra, "dove Cristo non è mai arrivato". Passano i mesi e le stagioni, e si moltiplicano gli incontri con la gente del luogo. Attraverso i discorsi del podestà giungono gli echi della battaglia d' Abissina. Intanto, una breve visita della sorella consente a Levi di confidarsi su quanto ha appreso dalla propria esperienza di vita in Lucania: " è in questo angolo remoto dell' Italia che ha scoperto una civiltà , un vivere, una umanità mai prima conosciuta. Ha appreso il senso della sofferenza e delle ingiustizie secolari".
PUNTATA 3
In Basilicata Carlo Levi viene a conoscere le comunità degli abitanti che hanno parenti in America o che hanno vissuto per un periodo di tempo negli Stati Uniti, fa amicizia con il barbiere del paese, osserva il dispiacere dei famigliari nel dover salutare i propri giovani che partono volontari per la guerra, conosce gli aneddoti popolari sui "monachicchi", gli spiriti dei bambini morti senza battesimo, dai racconti della cameriera Giulia, discute col podestà che cerca bonariamente di dissuaderlo dall'inviare una missiva alla sorella, a causa di alcune riflessioni sull'Italia e sullo stato, che potrebbero aggravare la sua situazione politica. In questo periodo, dunque, l'intellettuale Levi si appassiona alla questione meridionale e si affeziona alla gente del luogo, nutrendo un sentimento di partecipata empatia per la loro condizione.
PUNTATA 4
Trascorso un anno da quando si è stabilito a Gagliano, ormai si è integrato appieno nella vita della comunità. Con l'inverno giunge anche il Natale, e durante la celebrazione della messa, avviene un fatto increscioso: Don Trajella, simula la perdita del testo della predica e il ritrovamento "miracoloso" di una lettera spedita da parte di un contadino partito volontario per la guerra in Abissinia, contenente i saluti per tutto il paese, che il prete legge al posto dell'orazione. L'evento suscita la disapprovazione del podestà Magalone, che fa successivamente in modo di cacciare il parroco. … Verso aprile dell'anno successivo Levi riceve un telegramma che gli annuncia la morte di un parente, e la questura lo autorizza a recarsi, ben scortato, per pochi giorni, fino a Torino. Egli vede, in questa occasione, la città con occhi nuovi: guarda con distacco amici e parenti, rendendosi conto che la sua esperienza meridionale lo ha cambiato profondamente sia nei modi di fare sia interiormente. Qualche tempo dopo, in mezzo all'euforia fascista per la conquista dell'Etiopia e al dispiacere dei contadini, Levi riceve la liberazione dal confino con due anni di anticipo e torna a Torino, non privo di nostalgie e di una nuova consapevolezza.
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