In questi giorni un fatto di cronaca ha commosso e interrogato le coscienze, non solo di noi italiani: la morte di circa sessanta migranti al largo della Calabria.
Molti sono stati salvati, ma moltissimi altri non ce l'hanno fatta e le immagini delle file di bare che i media trasmettono in questi giorni, dove riposano anche bambini e persino neonati, dà contezza della tragedia umana e sociale che abbiamo sotto gli occhi.
Neppure il mondo della scuola può restare indifferente di fronte ad un tale scempio: è bene affrontare il discorso in classe, rifletterci e scriverci su, confrontarsi. Una scuola chiusa all'attualità, del resto, perde la sua missione educativa perché rinuncia a fornire chiavi di lettura sul mondo.
Anche in questo caso IL CINEMA ci può aiutare.
Propongo infatti un bellissimo film, che definirei eloquente, sull'argomento, che consiglio di far vedere nelle scuole a partire dalle classi della secondaria di I grado. Si tratta di "IL CAMMINO DELLA SPERANZA" di Pietro Germi con, tra gli interpreti, Raf Vallone, Elena Varzi, Saro Urzì.
Il film, del 1950, è in bianco e nero, ma questo è un valore aggiunto: aiuta gli studenti nella periodizzazione, li educa ad un cinema meno spettacolare di quello a cui sono abituati, descrive un'Italia che, in genere, nessuno di loro ha mai visto.
Si tratta della storia di un gruppo di poveri minatori siciliani che, all'indomani della chiusura della loro miniera, decide di emigrare in Francia. Aspirazioni, bisogni, gelosie, raggiri, amarezze: il loro viaggio verso un futuro migliore è pieno di ostacoli e durezze.
Le riflessioni, le attività didattiche, gli spunti per l'apprendimento sono molteplici e li lasciamo alla creatività dei docenti.
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