Un simbolo per il saluto, una decisa propaganda, un linguaggio ben definito e un'organizzazione gerarchica solida: un sistema totalitario in miniatura nasce così da una classe di scuola superiore.
Il film è tratto da una storia vera ed è consiglianto ANCHE per celebrare il Giorno della Memoria.
Il prof. Rainer Wenger è un insegnante di educazione fisica ed ex-rockettaro. Toccherà a lui tenere un seminario sui regimi totalitari, fino al punto che, per coinvolgere gli allievi, ne creerà uno: per una settimana tutti i ragazzi del corso lavoreranno alla costruzione di un regime dittatoriale, reprimendo i dissidenti, adottando un medesimo codice di comunicazione e uno stesso abbigliamento; il saluto sarà un gesto con la mano della forma di un'onda.
Lascio allo spettatore il piacere di vedere quale sarà l'esito di un progetto didattico che sfuggirà al controllo del prof. Wenger (diventato nel frattempo "Herr Wenger"), con esiti inaspettati.
La pellicola è adatta alla proiezione nelle scuole, sia per l'ultimo anno di scuola media, sia per la scuola secondaria di II grado.
Gli elementi dei regimi totalitari emergono tutti: l'esaltazione dei militanti, l'identificazione assoluta in un unico capo, la condivisione di simboli e abitudini, l'intolleranza verso deroghe o diversità, la repressione del dissenso.
Si può davvero studiare e capire la dinamica dei regimi totalitari, in particolare quelli novecenteschi, guardando attentamente questa pellicola. Potrebbe essere una risorsa più valida di mille noiose spiegazioni.
Al momento il film L'ONDA è disponibile gratuitamente sulla piattaforma youtube.
LA TRAMA IN BREVE Nel 1933, a Berlino, Anna, una bambina di 9 anni, vive con il fratello maggiore Max, di 12 anni, e i loro genitori. Il padre è un rinomato, ma severo critico teatrale, mentre la madre è una talentuosa pianista. Essendo ebrei, la loro vita cambia radicalmente quando Hitler assume il potere, formando il suo primo governo dopo le elezioni. La famiglia è costretta a lasciare alle spalle il comfort della loro esistenza e a fuggire in Svizzera. Qui si sistemano in un hotel di lusso, sperando che il padre riesca a trovare un lavoro adatto alla sua fama. Tuttavia, le aspettative si infrangono, costringendo la famiglia a trasferirsi nuovamente, questa volta a Parigi. Anche nella capitale francese, le difficoltà non tardano a manifestarsi, e la famiglia si trova a vivere in condizioni di povertà, senza alcuna certezza che la Francia possa davvero offrir loro una nuova casa stabile.
IL SIGNIFICATO DEL CONIGLIO ROSA Per chi non ha familiarità con il romanzo, il coniglio rosa rappresenta una perdita difficile da comprendere, specialmente per una bambina di nove anni. Quando Anna e la sua famiglia sono costrette ad abbandonare la Germania, le viene chiesto di scegliere un solo giocattolo da portare con sé. Tra l’incertezza e il dolore della scelta, decide di rinunciare al suo amato coniglio rosa. Questo sacrificio imposto dalle circostanze diventa per lei il primo simbolo concreto dell’ingiustizia e delle privazioni causate dall’antisemitismo e dalla persecuzione nazista.
Al link in basso riportiamo un percorso didattico ricchissimo, interessante e, soprattutto, collaborativo, sul V canto dell'Inferno (Sì, quello di Paolo e Francesca).
L'attività prevede le seguenti strutture cooperative:
INTERVISTA A QUATTRO PASSI
PENSA-SCRIVI-TAVOLA ROTONDA (ORALE) JIGSAW
TAVOLA ROTONDA SIMULTANEA (SCRITTA) POESIA A DUE VOCI
PASSAPORTO DELLA PARAFRASI
PENSA-COPPIA-CONDIVIDI
CAROSELLO FEEDBACK
ANNOTAZIONE RAPIDA-COPPIA-CONDIVIDI
QUIZ-QUIZ-SCAMBIO